Oratino
27 Settembre 2017   •   Carolina Attanasio

Instaborghi: Oratino, l’alfiere molisano che esiste per davvero

READ ME IN enEnglish

«Prima di perdervi nelle consuete battute sull’esistenza del Molise, fate un salto a Oratino, alla scoperta della bellezza sotto l’aspra superficie del Sannio»

Tra le mission di Instaborghi (qui l’ultima puntata) c’è dimostrare l’esistenza di alcuni luoghi, spesso dimenticati o comunque lontani dal mainstream turistico, posti che vivono piccole vite, fatte di cose semplici e bellezza incontaminata. Nel caso di Oratino (sito ufficiale), non solo vi dimostriamo che esiste, ma che addirittura si colloca all’interno di un’area geografica italiana su cui i più ironici si sono sempre interrogati, chiedendosi se ci fosse davvero o se fosse un’invenzione mitologica per concentrare l’attenzione su quel lembo di Penisola dove, apparentemente, non batte mai il sole. Il Molise, amici cari, è vivo e vegeto, è aspro come l’Abruzzo, mistico come la Sicilia, silenzioso come la Basilicata, buono come la Campania e sì, affaccia anche sul mare. Il fatto che non sia toccato dalle principali arterie di collegamento lo penalizza, eppure lo conserva intatto nella sua fortissima identità. E la cosa ci piace mica poco. Borgo di transumanza, Oratino è sulle rotte degli antichi tratturi, fiorente di trattorie dalle grandi paste e legumi, circondato da sculture in pietra e vecchi legni delle chiese, a ricordarne il passato glorioso. Sospeso su una splendida vista sul massiccio del Maltese, Oratino ha la fatica sul volto e lo zen nell’anima.

Da vedere a Oratino

Dal latino Oratenus, cioè visibile dappertutto, il primo documento sull’esistenza di Oratino è datato 1251, collocandone le origini all’epoca normanna. Più volte investito dalla furia dei terremoti, il borgo sopravvive e si rinnova, nel 1700 viene descritto come luogo dove «si coltivano molte arti di gusto». Grazie al mecenatismo dei duchi Giordano, infatti, Oratino conosce un periodo di prosperità legato alla bellezza delle produzioni artigianali locali: portali, balaustre, dimore, chiese dimostrano tutta la sapienza di una corporazione che è riuscita a creare un’arte coesa, riconoscibile come tipica del posto. La chiesa di Santa Maria Assunta, conserva opere notevoli, come l’Assunzione della Vergine di Ciriaco Brunetti (1791) o l’ostensorio d’argento del 1800 del nipote di Brunetti, Isaia Salati. L’arte dell’intaglio locale è ben visibile nella chiesa di Santa Maria del Loreto, con le statue della Madonna del Rosario e di Sant’Antonio Abate. Il Palazzo Ducale si può ammirare dall’esterno, essendo oggi proprietà privata. Il resto è tutto una passeggiata di salute attraverso le vie principali del centro storico, tra mura sannitiche, la torre medievale e le tracce delle antiche vie d’erba, che vengono giù dritte dall’Appennino.

Da fare a Oratino

Il borgo è un buon punto di partenza per esplorazione dell’entroterra molisano, scivolando fino alla provincia di Isernia, vedere Agnone, Bojano, Ferrazzano e gli altri meravigliosi paesini della zona. Le tracce dell’artigianato oratino, peraltro, sono ben visibili sul territorio, decorano chiese e monasteri circostanti: un’ottima scusa per esplorare il territorio e conoscerne meglio natura e gastronomia.

Da mangiare a Oratino

Laganelle e fagioli, in primis. Le laganelle sono piccole lasagne fatte a mano, cotte a minestra insieme ai legumi, una manna nei periodi freddi. Il cacio e ocva con salsiccia potrebbe resuscitare i morti, si tratta di un composto di formaggio di capra e uova cotto nel sugo di salsiccia, buono come non ce n’è. I casciatelli (qui la ricetta), tipici del periodo pasquale, sono deliziosi fagottini ripieni di uova e formaggio, ideale come antipasto, secondo, merenda, i più impavidi ci farebbero addirittura colazione.

Curiosità

Degli abitanti di Oratino si dice, storicamente, che siano dei voltafaccia: spesso protagonisti di beghe coi paesi vicini, hanno fatto dell’offesa un vanto, ponendo sulla croce del campanile l’allegoria del voltafaccia, un putto che gira le spalle a chi lo osserva mentre tiene in mano la banderuola. I più maliziosi ci vedono l’ambiguità di chi non prende mai posizione, gli ottimisti l’inguaribile possibilità di cambiare idea nella vita, a voi la scelta.

Carolina Attanasio

READ ME IN enEnglish