bormio
31 Gennaio 2018   •   Carolina Attanasio

Instaborghi: Bormio, il fiore all’occhiello della Valtellina

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«Uno dei borghi più suggestivi della Lombardia, Bormio è la tappa della settimana di Instaborghi, per prenderci il meritato relax tra terme, panorami mozzafiato e leggende medievali»

Oggi Instaborghi (qui le puntate precedenti) vi porta dritti in Paradiso, anche conosciuto come Bormio (sito turistico), un borgo che ha la fortuna di trovarsi in una sorta di anfiteatro naturale tra le valli al centro delle Alpi lombarde.

Clima mite, paesaggi incontaminati, a Bormio la montagna è bella trecentosessantacinque giorni l’anno, dal classico sci invernale alle escursioni – a piedi o in bicicletta – nelle altre stagioni. Quello di cui proprio non potrete fare a meno, però, saranno le terme. Bormio ha sempre avuto una posizione cruciale nelle rotte commerciali tra nord e sud europa, ergo ha sempre goduto di una discreta ricchezza, lo si nota dalle chiese e dai palazzi dislocati lungo le vie del centro storico.

Da vedere a Bormio

Il centro storico del Bormio e un gioiello dell’Alta Valtellina, richiama turisti da tutto il nord Italia e dalle zone limitrofe d’Europa. Via Roma, la strada principale, si percorre sui sampietrini e incrocia subito la Chiesa del Santo Spirito (XI sec.), una delle più antiche della zona. Sconsacrata, fatta fienile e poi abbandonata, è stata acquistata dal Comune e ristrutturata. La piazza del Kuerc (dal dialetto, vuol dire coperchio) è il simbolo del borgo, qui si tenevano le adunanze e si affiggevano sentenze e decreti. Camminando, noterete sporgere dai tetti dei doccioni a forma di drago, simbolo tipico della zona. La torre Bajona, dietro la piazza, custodiva la campana i cui rintocchi servivano a convocare le adunanze popolari, le feste, così come a dare l’allarme in caso di calamità. Secondo una leggenda, venne fatta suonare così a lungo quando le truppe viscontee invasero il paese, che alla fine cadde dalla torre, andando in mille pezzi. Il Ponte di Combo, fino al 1300, era l’unica via d’ingresso a Bormio, con tanto di dogana: restaurato nel 1771, ha mantenuto la sua struttura originaria. La Chiesa di Sant’Antonio, semplice e magnificamente adornata di affreschi: si dice che il crocifisso custodito all’interno sia opera di un pastore che l’ha abbellito usando la sua barba e i suoi capelli.

Da fare a Bormio

Scia, cammina, vai alle terme: probabilmente anche Julia Roberts avrebbe optato per questa versione, invece di Mangia, Prega, Ama. Siete sulle Alpi e se non fate un salto sulla neve, sciando o anche solo rotolandovici, siete dei folli. Qui la lista delle piste di cui potete usufruire. Siete vicinissimi al Passo dello Stelvio, il valico automobilistico più alto d’Italia e – poco ma sicuro – una delle strade più spettacolari dell’universo conosciuto. Percorretelo in auto, in moto, in bici, come vi pare, ma andateci. Le terme, questa bellezza: un parco naturale nel cuore delle Alpi. Percorsi di ogni genere vi aspettano in varie strutture, dalle classiche vasche termali ai bagni emozionali, dall’acqua aromatizzata alle vasche vista montagne. Qui maggiori info.

Da mangiare a Bormio

Valtellina a tutto spiano: polenta (chiaramente), bresaola di prima qualità, formaggi e piatti della tradizione come i pizzoccheri, pietanza di umili origini ma buona da morire, a base di farina di grano saraceno, verze dell’orto e burro di malga, buona in tutte le stagioni e primo piatto d’eccellenza della zona. La bisciola è un dolce tipico valtellinese, una specie di sostituto del panettone, contiene infatti uvetta e burro, con in più pinoli, noci e fichi, era amatissimo anche da Napoleone.

Curiosità

Una leggenda dice che chiunque arrivasse a Bormio, nel medioevo, rimanesse totalmente estasiato dall’architettura del borgo, che all’epoca sembra avesse ben 32 torri, enormi sentinelle a protezione del posto. Non ci sono documenti che provino l’esistenza di queste torri, tuttavia la storia potrebbe avere un fondamento, poiché all’epoca Bormio era ricchissima e le torri potevano simboleggiare il potere delle famiglie proprietarie; non era insolito, all’epoca, che le famiglie benestanti vivessero in case che somigliavano più a fortezze, cinte da torri imponenti.

Carolina Attanasio

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