giancane
11 Dicembre 2017   •   Cecilia Gaudenzi

Giancane e gli altri canidi cantanti: una musica che non lascia indifferenti

«Giancane, Iosonouncane e ICani: nomi forti, che colpiscono e non lasciano indifferenti. Come la loro musica»

Giancane, Iosonouncane e ICani, ovvero quando il nomen non fa l’homen. Ci vuole coraggio ad inserirsi nel mercato discografico mettendo la parola “cane”, in gergo sinonimo di pessimo, nel proprio nome d’arte. Coraggio ma anche tanta consapevolezza, quella di poterselo permettere. 3 artisti diversi x 3 stili diversi x 3 sonorità diverse x 3 percorsi diversi x 3 origini diverse… Quanto fa? Sono sempre stata un “cane” in matematica, nel vero senso della parola, quindi lasciamo stare la moltiplicazione e veniamo al dunque. Non bisogna essere esperti di musica per conoscerli, possiamo dire che nel panorama musicale italiano degli ultimi anni, siano tra le migliori offerte.

Non convenzionali e talentuosi. In comune non solo la bizzarria dei nomi, condividono il primo palcoscenico, quello digitale: tutti e tre, in effetti, hanno cominciato caricando i loro brani su Myspace; originali e immediatamente identificabili; scrivono le loro canzoni, i testi e compongono anche la musica; ritrattisti della società, voce di una generazione, trattano temi attuali e passati; indipendenti e impavidi, si sono fatti da soli, senza timore di osare. Testimoni dell’epoca di transizione che ha caratterizzato la fine degli anni Novanta e l’avvento dei Duemila.

Giancane

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Giancarlo Barbati, aka Giancane (pagina FB), dal nome di battesimo e in onore dei suoi amici che con affetto lo salutano “ciao cane!”. Tanti progetti diversi, ma quello che lo vede debuttare come cantautore nel 2013 è stato per lui una terapia psicologica che, seduta dopo seduta, ha trasformato in musica le sue paure, le ansie e tutto quello che gli sta intorno. Le sue canzoni sono uno sfogo di rabbia, si diverte da matti a sperimentare, fare cose strane, come quando suonava strumenti giocattolo. Quella di Giancane è una musica double face, leggera nel cantato, diretta nel contenuto. Come se ci addolcisse la pillola. Immediata la voglia di conoscere, capire ciò che sta dietro ogni suo brano, vuole testare prima di parlare. Il suo vissuto gli ha dato molto di cui scrivere.

Classe 1980, cresce tra la Roma bene di Monteverde e la già maltrattata Ostia, in quegli anni teatro di speculazione e criminalità. Di questo parla il suo singolo Limone. Un quadro degli anni ’80 dipinto su entrambe le facce della tela. La musicalità fa venire voglia di ballare, ma il contenuto, tra un synth e l’altro, racconta senza filtri quanto fossero cupi quegli anni. Osservatore della realtà e dell’uomo che scruta e sbuccia riproponendocelo in un’ironica analisi delle sue paure e manie, pregi e difetti, senza moralismi e banalità. Divertente, deve la sua rabbia a quei Vecchi di merda ai quali dedica l’omonima canzone, che abitavano nel suo stesso palazzo quando era bambino e gli rompevano le balle per ogni rumore.

Vi odio finché non sarò anche io un vecchio di merda” dice il ritornello. Di merda vedremo, vecchio ci si definisce già. Invecchia e migliora, per me aveva già vinto nel 2013 con Carne, suo primo album. In copertina la foto del macinato, impacchettato come le vaschette che troviamo al supermercato… provocatorio e geniale allo stesso tempo.

Iosonouncane

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Jacopo Incani mangia libri, film e musica. Nella band Adharma finché non diventa Iosonouncane (pagina FB) nel 2008, quando, dopo aver comprato una loop-machine e un campionatore parte il suo progetto musicale. 2010, dopo due anni e varie canzoni su Myspace, pubblica il primo album La macarena su Roma, apprezzatissimo e in lizza per il Premio Tenco 2011, nella categoria “miglior opera prima”. Successo meritato. Originale, mescola musica d’autore, chitarra acustica, loop e campionamenti.

Ogni canzone un fatto di cronaca, tra ironia e cinismo tratta precarietà, razzismo, ingiustizia sociale. Si supera nel 2015 con il concept album, DIE. Tre lettere, tre significati. In inglese morire, in tedesco l’articolo determinativo femminile e in sardo significa giorno. Sì perché è nato in Sardegna, nel 1983, tre anni dopo Barbati. Vive a Bologna ma è legato alla sua terra, dove ha messo insieme frammenti e bozze, definendo l’architettura di questa opera per la quale riceve la candidatura alla Targa Tenco nella categoria “album dell’anno”. Un racconto esistenziale dalla prima all’ultima canzone. Amore, naufragio e paura della morte.

Un uomo e una donna. Lui è in mezzo al mare che li separa, teme di morire e non rivedere più la sua amata, che prova lo stesso sentimento, angosciata e speranzosa, dalla terraferma guarda la tempesta. A sei canzoni affida il compito di descriverci i pensieri dei due amanti, dall’una e l’altra prospettiva in balia di una natura che sa essere luminosa quanto violenta. Un lavoro carico, strabordante di generi, rock e folk, etnica, elettronica e non poteva mancare la musica popolare sarda. Mi permetto di dare a DIE un quarto significato, viaggio.

ICani

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Tre anni dopo la nascita di Incani e altri tre dopo quella di Barbati, nasce Niccolò Contessa, voce e volto della band romana ICani (pagina FB). Il progetto musicale nasce nel 2010 nell’anonimato, diffondendo in rete polaroid di razze canine invece dei loro volti. Virali fin da subito, incuriosiscono il pubblico e ricevono proposte discografiche. Le major avevano capito il potenziale del web nell’ascolto e diffusione di musica che ICani avevano saputo anticipare. Da qui, moltissimi concerti, tre album e due colonne sonore. Per loro Odi et Amo dalla critica che all’inizio li bastona, per definire oggi il loro ultimo album Aurora, il più bello del 2016. Ironizzano sugli stereotipi e raccontano una generazione, provocano e lo fanno bene.

Criticano la società odierna, anche se in effetti è l’unica che conoscono, il troppo individualismo che schiaccia la voglia, debole, di comunità che si diffonde fintamente in quella stessa rete che gli ha dato i natali. Le loro canzoni suonano un mix di indie, pop e citazioni. Cantano emozioni e sogni, urlano il malessere, la mancanza di punti di riferimento, il disimpegno che sembra aver anestetizzato i giovani di oggi.

Special Thanks to Giorgio Ferdinandi for the amazing Artworks, follow him on Instagram: https://www.instagram.com/420mara/

Cecilia Gaudenzi