fico d’india
31 Agosto 2017   •   Redazione

Fico d’india, il frutto esotico made in Italy

«Il curioso frutto del fico d’india, che con la sua storia interessante e le sue innumerevoli  proprietà benefiche ancora una volta ha fatto impazzire tutta l’Italia.»

In pochi l’hanno assaggiato ma in tanti l’hanno visto, anche rappresentato, nei tipici paesaggi del sud Italia, quei paesaggi soleggiati e mediterranei, carichi di colori caldi e cibo squisito (qui lo speciale sulla frisella). Il fico d’india, o ficodindia, è un frutto spinoso dalla buccia dura, colorato e sporgente, poggiato su grandi e robuste piante grasse, composte da foglie chiamate pale. Rispetto alla vegetazione tipica delle regioni del sud come la Sicilia, la Calabria e la Puglia, zona in cui cresce rigoglioso e anche spontaneo, il fico d’india è una pianta fuori dagli schemi, grassa e unica, facilmente riconoscibile.

Una pianta esotica che convive con le altre specie biodiverse e che, dato il clima secco e arido del meridione, resiste ai lunghi periodi di siccità. I fichi d’india sono, infatti, piante succulente, cioè in grado di stivare l’acqua per far fronte alle esigenze, peculiarità di tutte le piante grasse, regalando proprio in questo periodo i suoi frutti succosi. La Sicilia, tra le regioni italiane, è la prima per il numero di coltivazioni di fichi d’india e per la varietà di frutto presente nella stesso territorio. La regione vanta, infatti, due riconoscimenti DOP: il Ficodindia del Cono DOP, conosciuto anche come fico di Barberia e il Ficodindia dell’Etna DOP.

Uno dei principali attori della macchia mediterraneam il fico d’india è, allo stesso tempo, simbolo del Messico, raffigurato nella sua bandiera con un’aquila poggiata sulle pale. Il fico d’india nasce, infatti, proprio in Messico ed era uno dei frutti già conosciuti e apprezzati dagli Aztechi. Oggi cresce nelle zone a clima temperato del bacino del Mediterraneo, dell’Africa e dell’Asia. Nonostante il nome lasci pensare a un’altra provenienza, cioè l’India, la pianta in questione nasce in America Latina, dove Cristoforo Colombo la vide per la prima volta e decise di importarla in Europa. Lo storico navigatore però, convinto di aver raggiunto l’India, e non il Nuovo Continente, diede alla pianta il nome di fico d’india.

Il frutto di questa pianta affascinante ha un sapore unico e inconfondibile. Succoso e ricco di semi, il fico d’india può presentarsi in tre colori: arancione, verde molto chiaro e fucsia intenso, il più dolce tra i tre.  In pochi hanno la possibilità di assaggiarlo, di averlo a portata di mano, vicino alla propria abitazione, fatta eccezione di siciliani, calabresi e pugliesi che invece, i fichidindia li mangiano anche a colazione. Sono pochi anche i coraggiosi in grado di coglierli. I frutti, come anche le pale, sono interamente ricoperti di spine pungenti, per le quali è necessario indossare dei guanti per la raccolta e la pulitura.  Per chi non ha il ficodindia dietro casa, è possibile trovare i suoi frutti e acquistarli anche nei supermercati più forniti, tra i frutti esotici, sistemati in comode vaschette, pur sempre con la buccia ma almeno senza spine!
fico d’india
Mangiarne alcuni, oltre ad essere una piacevole esperienza per il palato può anche essere un gesto di prevenzione. Il frutto, infatti, è una squisita fonte di vitamina A e C. Un tempo era utilizzato addirittura come medicinale per curare lo scorbuto, malattia procurata dalla carenza di vitamine. Oltre alle vitamine, i fichi d’india sono una scorta di minerali come magnesio e potassio, fosforo e calcio elementi conosciuti per le diverse proprietà benefiche: tra queste la proprietà antiossidante, che ostacola la formazione dei radicali liberi e difende il corpo umano dall’invecchiamento delle cellule. La sua polpa croccante, inoltre, è ricca di fibre che, aiutano la condizione del transito intestinale, se consumati a piccole dosi. Gli innumerevoli semini presenti anch’essi nella polpa, infatti, possono invece creare disturbi, per questa ragione è consigliato non esagerarne con l’assunzione.

fico d’india

Mangiarli freschi, appena colti, ancora tiepidi di sole è una sorte destinata agli autoctoni. Risulta molto difficile descrivere il gusto e la consistenza del ficodindia a chi non li ha mai assaggiati. Per fortuna oggi si possono reperire anche tra i mercati ortofrutticoli del nord Italia, nei mesi più caldi dell’anno.
La dolcezza del suo sapore, nettamente in contrasto con l’idea di cactus, pianta pungente e poco “agevole”, viene utilizzata anche per la creazione di ottime mostarde, insieme alla frutta secca, l’arancia e la cannella o delicate marmellate, con lo zucchero di canna e il succo di limone. O ancora, per non rinunciare al gusto, senza mordere il frutto, incorrendo nei semini e nella sua consistenza fibrosa, i fichi d’india possono essere spremuti e filtrati, e bevuti come smoothie, con l’aggiunta di latte o yogurt bianco, zenzero o miele.
Seppur non originario della penisola, il fico d’india fa parte ormai di quel sapore e di quel paesaggio mediterraneo, quel Sud Italia da gustare e da portare con sé in un vasetto o in una bella foto.fico d’india

Noemi Rizzo