Una questione privata
10 Novembre 2017   •   Snap Italy

RomaFF12: guerra e gelosia in “Una questione privata”

«“È la storia della potenza di un dubbio, di una follia amorosa che fa dimenticare tutto, perfino la guerra…” Parole di Luca Marinelli, protagonista insieme a Lorenzo Richelmy e Valentina Bellè di Una questione privata, presentato in Selezione Ufficiale al RomaFF12»

Il capolavoro di Giuseppe Fenoglio, considerato da Italo Calvino uno dei più bei romanzi italiani del Novecento, diventa il ventesimo film firmato dai fratelli Taviani. Unico film della Selezione Ufficiale della 12° Festa del Cinema di Roma e già passato dal Toronto Film Festival, Una questione privata è infatti liberamente ispirato al romanzo di Fenoglio, pubblicato nel 1963 dopo la morte dell’autore ed aspramente disprezzato all’epoca, perché colpevole di aver infangato la memoria della Resistenza riducendo tutto ad una storiella d’amore. Ma più che storiella qui si parla di un “impazzimento d’amore” per usare le parole dello stesso Taviani, ambientato in un clima di violenza, dove l’orrore della guerra corre parallelo alla corsa del protagonista verso la verità.

La storia ruota attorno a Milton, Giorgio e Fulvia, tre ragazzi giovani e felici durante l’estate del ’43. Over the Rainbow è il disco più amato dai tre, che s’incontrano nella villa estiva della ragazza. Milton è riservato e pensoso, Giorgio bello ed estroverso: tutti e due amano Fulvia che però gioca con i sentimenti di entrambi. Un anno dopo Milton, diventato partigiano, si ritrova davanti alla villa ora chiusa. La custode lo riconosce ed insinua in lui un dubbio: Forse tra Fulvia e Giorgio c’è stato qualcosa. Per Milton si ferma tutto, la lotta partigiana, le amicizie, la stanchezza, e ossessionato dalla gelosia vuole scoprire la verità. Correndo attraverso le nebbie delle Langhe per trovare Giorgio, anche lui partigiano, scopre però che l’amico è stato fatto prigioniero dai fascisti. L’unica speranza è trovare un prigioniero fascista da scambiare prima che Giorgio venga fucilato. Per Milton è una corsa contro il tempo per sapere la verità più ancora che per salvare l’amico.

«È il racconto di un luogo comune, del classico triangolo amoroso, lui, lei, l’altro» dichiara candidamente Paolo Taviani durante la conferenza stampa all’Auditorium Parco della Musica. «È la stessa storia vista mille volte in mille film orrendi e in mille film straordinari. Sta a noi autori renderla nuova, aggiungendoci qualcosa di personale (…). Pirandello diceva che le storie sono come dei sacchi, magari sacchi bellissimi e cuciti benissimo, ma afflosciati a terra. Se non li riempi con i tuoi sentimenti e con le tue pulsioni restano afflosciati».

Anche se la regia è firmata solo da Paolo (Vittorio per motivi di salute non poteva essere presente sul set, ndr), Una questione privata è stato scritto a quattro mani ed è nato quasi sotto il segno del destino. «Noi abbiamo sempre amato Fenoglio, lo abbiamo sempre considerato il più grande scrittore italiano ma non eravamo mai riusciti, per problemi di diritti, a portarlo sul grande schermo» racconta il regista ottantacinquenne. «Poi un’estate io ero in vacanza a Salina e alla radio ho sentito la voce di Omero Antonutti che leggeva un passo di “Una questione privata”. Rapito ed emozionato l’ho chiamato per ringraziarlo e lui mi ha detto “la cosa buffa è che tre minuti fa tuo fratello mi ha chiamato per dirmi la stessa cosa”. Io e Vittorio non ci eravamo parlati, solo dopo ci siamo parlati moltissimo e ci siamo capofittati in questo libro straordinario per tradirlo e farne un film».

Protagonisti di questa storia di lotta tra amore e ideali sono Luca Marinelli, lo Zingaro di Lo chiamavano Jeeg Robot, Valentina Bellè, già vista nella serie tv I Medici e Lorenzo Richelmy, il Marco Polo della serie tv targata Netflix.

Agli occhi azzurrissimi di Marinelli è affidato il compito di trasmettere lo sconvolgimento interno di Milton, lo scontro morale tra la voglia di salvare l’amico dalla fucilazione e scoprire la verità. «Ambientata in quel momento così tragico, l’ossessione di Milton ci mostra la forza di un sentimento, un dubbio che diventa paranoia e poi follia amorosa» risponde Marinelli alla domanda su cosa lo abbia spinto ad interpretare questo personaggio. «Questo ragazzo che si dimentica completamente del contesto mastodontico dove sta camminando per inseguire la sua febbre mi ha conquistato».

Per Lorenzo Richelmy «i ventenni protagonisti del film avevano valori più forti e fa effetto pensare che quei giovani partigiani hanno salvato la nostra libertà. Non so se ragazzi di oggi avrebbero la forza di fare una cosa così». Marinelli invece è più ottimista: «quei ragazzi noi italiani li abbiamo nel sangue, questa voglia di cambiare le cose c’è sempre, l’importante è non intorpidirsi». Valentina Bellè infine conclude: «secondo me, siamo ancora in grado di educare i nostri figli trasmettendo loro dei sani principi. Attualmente è l’ideale a non essere così chiaro, non si sa più per cosa lottare».

Una questione privata riporta sullo schermo la Resistenza e il fascismo in un momento storico in cui gli echi di quella tragedia sembrano riproporsi proprio negli eventi di queste ultime settimane. Citando lo sdegno per la vicenda legata all’uso vergognoso dell’immagine di Anna Frank, Paolo Taviani, che insieme al fratello ha fatto della memoria storica un marchio della propria cinematografia, risponde così all’accusa di chi sostiene che di film sul fascismo ce ne siano già abbastanza: «la verità è che quei fascisti stanno provando a tornare. Abbiamo perciò bisogno di conoscere il nostro passato per capire forse il nostro futuro, a partire dalla scuola». Richelmy è d’accordo col suo regista quando dice che «la mia generazione è la prima a non avere nessuna testimonianza diretta di quegli anni, io non li ho vissuti e scolasticamente non so niente. Anche se il fascismo non è il centro del film quanto piuttosto la cornice, sono comunque contento che se ne possa ancora parlare e non credo che sia un argomento trattato così tanto da poter dire basta». Dello stesso avviso anche Valentina Bellè che aggiunge che «se anche fosse stato un film sul fascismo sarei stata felice di prenderne parte perché parlare in maniera approfondita di certi argomenti non è mai abbastanza».

Nel cast giovanissimo del film figurano anche Alessandro Sperduti (qui il nostro incontro al Roma Fiction Fest 2016), Francesca Agostini, Giulio Beranek e Andrea Di Maria, uno dei volti di Casa Surace, che qui interpreta un soldato fascista che crede di essere un batterista jazz, regalando forse  una delle scene più belle e potenti del film.

Non esente da difetti (il film a volte scorre discontinuo e senza guizzi di regia), Una questione privata dimostra come ancora una volta i fratelli Taviani siano maestri nel raccontare la guerra e le sue pulsioni, sia intime che universali, che si confondono con l’amore e i ricordi dei protagonisti, in una nebbia fittissima non solo visiva ma anche emotiva (il film è infatti girato nella cuneese Valle Maira). Una questione privata racconta di personaggi, che seppure distanti da noi per motivi storici, politici o sociali, vivono in realtà emozioni vicinissimi alle nostre e con le quali possiamo identificarci. Parole pensate e confermate anche dallo stesso Taviani: «credo che questa storia sia una storia che il pubblico può amare, perché tutti più o meno siamo impazziti d’amore o di gelosia, soffrendo a tal punto da dimenticarci di tutto».

Una questione privata sarà nelle sale dal 1 novembre distribuito da 01 Distribution.

Serafina Pallante