11 Marzo 2016   •   Snap Italy

Ermal Meta: un “Umano” che “Odia le Favole”

«Noi siamo figli della madre Terra, abbiamo i piedi nel fango e il cuore nell’aria»

Ermal Meta, classe 1981, di origine albanese, all’età di 13 anni si trasferisce in Italia, a Bari. All’età di 16 anni comincia la sua storia con la musica entrando a far parte di vari gruppi fino all’arrivo degli “Ameba4″, con i quali partecipa al Festival di Sanremo nel 2006. 

Nel 2007 fonda il gruppo “La Fame di Camilla” con il quale realizza tre album. Nel 2012 comincia la carriera solista di Ermal che negli anni è al centro di importanti collaborazioni.

Ad oggi è ritenuto come uno degli autori più importanti della scena musicale italiana. Ha scritto per Emma, Marco Mengoni, Patty Pravo, Annalisa, Clementino, Lorenzo Fragola e Fedez.

La carriera da solista porta Ermal anche ad essere tra le voci protagoniste della colonna sonora della serie evento Braccialetti Rossi con “Tutto si Muove” e “Volevo Perdonarti, almeno”.

Dopo anni dietro le quinte, Ermal si riavvicina al microfono e da subito conquista con una voce particolare, riconoscibile e diversa da quelle proposte dal mercato discografico italiano. Un ragazzo disponibile che ha bisogno del contatto con le persone, come dice lui stesso ha bisogno di un po di “gasolina”. Uno sguardo attento e scrutatore su ciò che accade, la sua ancora per rimanere fermo sul mondo è la gravità terrestre ed il suo modo per mantenerlo “Umano”.

Questo è il titolo del suo ultimo lavoro che lo ritrae in tutti i suoi aspetti. Un album scritto, arrangiato e prodotto dallo stesso Ermal.

In occasione del suo live presso il centro commerciale Porta di Roma, abbiamo avuto il piacere di fargli qualche domanda e questo è quello che ci siamo detti.

Sei qui per presentare il tuo ultimo lavoro che si intitola “Umano”. Un titolo impegnato e denso. Quanto di Umano c’è di Ermal nel disco?
Tutto, fino all’ultimo grammo. Non puoi utilizzare un titolo del genere e mettere di meno di quello che la parola impone. E’ fin troppo Umano. Al di là della canzone, che dà il titolo all’album, c’è proprio un concetto dietro. Il disco è stato concepito, è stato composto, è stato lavorato in maniera molto naturale. Anche la scelta dei suoni, degli strumenti da usare, quasi tutto ha una logica. C’è molta corrente, molta mano.

Ti vedo molto spontaneo, in particolare in quello che succede…
Assolutamente. La spontaneità è importante perché ti pone davanti a poche scelte. Quando sei vero in quello che fai ci stanno poche pippe!

Cosa hai provato durante l’esperienza al Festival di Sanremo?
L’esperienza è stata bellissima. Molto diversa dalle precedenti tre perché la prima volta nel 2006 non ci avevo capito niente. Suonavo la chitarra in questa band: sali, suona, a casa. Non ho avuto neanche il tempo di rendermi conto. Nel 2010 con la Fame di Camilla, cantavo, ma era una band, quindi l’energia era diversa. Questa volta sul palco c’ero io e basta. Quell’ansia, se tu non la condividi, ti arriva e ti apre lo stomaco. Tra l’altro nei Big c’erano artisti per i quali ho scritto dei testi e sono felicissimo per loro, si sono meritati questo palcoscenico. Sono felice di aver collaborato con tutte le persone con cui ho collaborato, sono molto orgoglioso di queste collaborazioni, quindi quando me li sono ritrovati lì è stata una grande festa.

Nel tuo album ci sono molti riferimenti alla natura. Anche nella copertina c’è la tua sagoma riempita di queste immagini. Quanto la natura influenza il tuo lavoro?
Noi siamo figli della madre Terra, abbiamo i piedi nel fango e il cuore nell’aria. Ho cercato di esprimermi anche attraverso questo aspetto, anche in  “Gravita con me”, per esempio, c’è la forza di gravità. Avrei potuto utilizzare qualsiasi altro verbo, ma ho scelto appositamente quella parola perché esprime perfettamente il fatto di essere ancorati a terra, che è una cosa importante. Noi siamo figli di questa terra e in quanto tali abbiamo nel nostro corpo il tempio che va celebrato in tutti i modi possibili, finché si è in tempo ovviamente.

I riferimenti alla natura della tua terra d’origine (italiana) ce ne sono tanti. Come la ricordi?
La Puglia è nel mio cuore, io son cresciuto in Puglia, ci sono stato vent’anni. Adesso non ci vivo più ma una parte di me è rimasta lì. E’ una terra molto densa, molto pregna, molto viva, molto attenta e questa è stata la cosa che ho sempre amato della Puglia.

Quale consiglio daresti ad un ragazzo che vorrebbe intraprendere la tua strada?
Una domanda molto difficile. L’unico consiglio che mi sento di dare é di non farlo per motivi diversi dalla passione. Bisogna farlo solo per questo, qualsiasi altro motivo è sbagliato.

Una bella chiacchierata che ci ha fatto scoprire un po’ di più del mondo di Ermal. Un mondo, a mio parere, complesso che attraverso le parole riesce a diventare ordinato. Un ragazzo che vive l’influenza di più realtà e che di ogni esperienza prende qualcosa per poi inserirlo in un cassetto di emozioni da aprire quando serve. Nel suo album “Umano” ognuno di noi potrà trovare un riferimento alla propria vita, qualcosa che lo lega alle esperienze descritte nelle canzoni, qualcosa che lo lega ad Ermal. Una raccolta piacevole che scorre bene senza passare inosservata.

E se tutto questo non bastasse, qui sotto trovate il video del live di Ermal realizzato dal canale YouTube di Mario Bonanni.

Lorenzo Bianchi