15 Luglio 2017   •   Snap Italy

Ernesto Dolani, il brand marchigiano che non si è arreso

«Ernesto Dolani nasce da un istinto creativo e da un’imprenditorialità molto attiva. Del resto, si sa, i marchigiani lo sanno sempre come reinventarsi.»

Qualche giorno fa mi trovavo in una località marittima, sono entrata in un negozio e mi sono imbattuta in un paio di scarpe Ernesto Dolani (sito ufficiale). Quello che mi è balzato subito agli occhi è stata la cura di ogni dettaglio, il manufatto, l’inconfondibile odore della pelle ma, sopratutto, una bellezza sonvolgente! Ho pensato: “quanto studio c’è dietro una scarpa? Dall’idea alla ricerca dei materiali, dal primo schizzo alla realizzazione della stessa, quanto è lungo il percorso che porta al prodotto finito?

È iniziato tutto da lì, da un appartamento al 23esimo piano di un palazzo in centro. Il primo ordine che mio padre scrisse lì è appeso ancora nel nostro salone, e ogni tanto  ancora oggi ne ricorda l’emozione.
Laura Paccapelo

Dovevo conoscere più da vicino quest’azienda a conduzione familiare, così ho chiamato e sono riuscita a parlare con Laura Paccapelo, figlia di Ernesto, nonché designer che firma tutte le linee del brand.

Come e quando è partita l’azienda? Tu personalmente, quando ne sei entrata a far parte?

L’azienda nasce nel 1999, la famiglia si era da poco allargata e mio padre sentiva l’esigenza di aumentare anche la sua sfera lavorativa. Era ragioniere presso un calzaturificio, ma limitarsi a gestire la contabilità era per lui un voler frenare il suo istinto creativo e imprenditoriale sempre molto attivo. Fu così che decise di “fare un salto nel vuoto”: fece un corso da modellista, insieme a mia madre crearono la prima linea con il nome Ernesto Dolani. Prendemmo in affitto un piccolo laboratorio nel centro del nostro paese ed iniziammo a rendere concreto questo progetto: i miei parenti si riunivano lì ogni sera, creando una squadra completa, dal taglio al finissaggio e pochissimi mesi dopo Ernesto Dolani volò a Mosca, all’epoca attivissimo centro di commercio per i calzaturifici marchigiani. Da allora fu tutto in discesa, un ordine dopo l’altro, la collezione sempre più numerosa e la squadra sempre più grande. Fino al 2008. Da lì invece fu tutta una ripidissima salita. Il rublo che scendeva, i nostri clienti intimoriti dagli acquisti e noi con sempre meno lavoro. Tentammo diverse strade per tirare avanti e non mollammo.
Il 2014 fu l’anno in cui entrai in azienda. Un piccolo progetto, una sete di riscossa: disegnai una scarpa e provammo a venderla in Italia in diverse boutique. Da allora iniziai a creare delle piccole collezioni per uomo e per donna, sempre più complete, sempre più curate. Ora abbiamo una squadra di vendita fortissima, ci siamo trasferiti in uno stabile di 2000mq, con showroom, uffici e reparto produttivo con 15 dipendenti.

Come mai il nome Dolani? da cosa deriva?

Mio padre voleva racchiudere in questo piccolo progetto tutta la sua famiglia, fonte di stimoli e incoraggiamento, così scelse un marchio che ci identificasse tutti e quattro. ERNESTO, il suo nome, la mente del progetto, DOnatella, mia madre, l’anima creativa, LAura, che sono io, e NIcola, mio fratello.

Parlaci delle calzature, a cosa ti ispiri?

Mi reputo una grandissima curiosa e un’ottima osservatrice. Il mio lavoro di ricerca è quasi maniacale, ho il vantaggio di vivere in un’era in cui tutto è sotto gli occhi di tutti, per cui individuare un obiettivo è facilissimo, ma non quanto arrivarci. Questo per dire che creare qualcosa e riuscire a venderlo sono due cose molto diverse: devi essere una squadra per poter riuscire nell’intento, ed io la mia ce l’ho ed è pure una forza! Creare è facile quando c’è passione e supporto. L’ispirazione è continua e va sempre tenuta attiva, in ogni campo. Reputo la manifattura calzaturiera alla pari di ogni altra forma d’arte, spesso mi ritrovo a cercare ispirazione proprio da altre forme d’arte, quali scultura, pittura, poesia: L’essenziale e il ruvido di Giacometti, l’astratto di Rothko, la concettualità e la poetica di Agnetti. È la curiosità che spinge avanti il mondo, la cultura a darci delle opportunità.
Da tutto si può trarre ispirazione, pensa che una volta ho disegnato un sandalo ispirandomi ad Ares, il dio della guerra.

Avete vinto un premio come Brand Made in Italy certificato al 100%.

Facciamo parte di un gruppo di aziende che provengono quasi tutte della nostra zona, che hanno la fortuna di amare la propria terra e che, per questo, hanno deciso di usare materiali che provengono solo da territorio italiano e che non portano la produzione all’estero (scelta che molti produttori hanno adottato dopo la crisi del 2008). Un bel vanto quello di produrre tutto nella propria impresa, di dare lavoro a famiglie ed aziende del tuo paese. È qualcosa a cui non rinunceremo mai, è la nostra etica.

Lo capite da soli perché noi di Snap Italy raccontiamo sempre di queste aziende, vero?

Samuela Nisi