Claudio Pelizzeni
05 Gennaio 2018   •   Redazione

Claudio Pelizzeni: guardare un tramonto e cambiare una vita

«Da infelice bancario a viaggiatore sempre a spasso per il mondo: Claudio Pelizzeni ci racconta come ha deciso di ascoltare il suo più profondo io, scegliendo solamente di inseguire i suoi sogni»

Claudio Pelizzeni è un uomo che, come dice lui, riesce a vivere di viaggi. È un uomo che ha deciso di abbandonare la sua vita quotidiana (a causa del suo troppo poco coraggio, spiega, ma io non la penso tanto così) per inseguire il suo sogno, ossia quello di essere un viaggiatore. Dopo aver fatto il giro del mondo in 1000 giorni senza aerei, sempre accompagnato dal suo compagno più fedele, ossia il diabete, Claudio Pelizzeni ha pubblicato un libro che ormai è un best seller nella letteratura di viaggio, L’orizzonte, ogni giorno, un po’ più in là, non smettendo comunque di scrivere sul suo seguitissimo blog, TripTherapy.

È proprio per le persone come Claudio Pelizzeni che ho deciso di fare questo mestiere: per conoscere storie di vita che meritano veramente di essere raccontate. Avere la possibilità di fare domande ad una persona che ha deciso di stare dalla parte dei sogni, una persona che racconta intensamente delle culture di ogni paese, che ha conosciuto veramente in profondità, è una cosa che non capita tutti i giorni. Claudio Pelizzeni non è un turista, ma un vero viaggiatore, che si immerge a pieno nei popoli, che non va a visitare, ma che va a conoscere. Poterlo intervistare, e approfittare della sua gentilezza e disponibilità, è stata una delle più belle esperienze che ho avuto da quando faccio questo lavoro. Ma ora forse è meglio lasciar parlare lui.

Prima di iniziare quest’avventura, eri un bancario, con un mutuo sulle spalle e una vita di cui non eri soddisfatto. Ora chi è Claudio Pelizzeni, e di cosa si occupa?
Adesso sono un viaggiatore a tempo pieno (ride, ndr)… mi occupo di tantissime cose: sto scrivendo il mio secondo libro, organizzo viaggi di gruppo che mi danno molte soddisfazioni. Sono infatti da poco tornato da un viaggio di 15 giorni sull’Himalaya con un gruppo di giovani ragazzi: ovviamente sono viaggi di tipo esperienziale (non come quelli che trovi nelle agenzie), che organizzo anche grazie ai contatti che ho preso durante il mio giro del mondo in 1000 giorni. Continuo a fare video e a volte riesco anche a venderli, e continuo anche la mia attività di blogging per la quale è un momento dorato… Insomma oggi si riesce a vivere di viaggi (ride ancora, si sente che è una persona felice, ndr).

Il tuo libro, L’orizzonte, ogni giorno, un po’ più in là, è ormai un best-seller. Perché hai deciso di scrivere un libro riguardo la tua esperienza? Per spronare anche gli altri?
No, no, non per spronare… scusa il francesismo, ma mi stavo rompendo le balle su un cargo mercantile per attraversale l’Oceano Pacifico! (la sua sincerità è disarmante!, ndr). Molti follower me lo chiedevano, ero lì senza internet, su una barca, con nessuna possibilità di comunicare per 26 giorni… avevo finito in soli 4 giorni tutti i film e le serie tv, e allora per i restanti 22 ho iniziato a scrivere. All’inizio era nato come diario, ma poi l’ho trasformato in un romanzo: non credo di essere nessuno per fare un autobiografia.

Ma tu dove hai trovato il coraggio per spostare ogni giorno il tuo orizzonte un po’ più in là?
Molti mi dicono del coraggio, ma credo che il coraggio sia altro: ho capito ad un certo punto che non ero più felice a casa, che non potevo più stare in quella situazione, ci voleva più coraggio a stare che a partire. Etimologicamente parlando coraggio vuol dire “superare le proprie paure”, ma io avevo paura di restare e non di partire. Ho sentito come una chiamata forte dal mio profondo io, che mi diceva “o adesso o mai più”. Avevo la paura che potesse succedere qualcosa ai miei cari, e qualcosa è anche successo, come la morte di mio padre, che racconto anche nel libro, ma la paura di partire non c’è mai stata.


Ogni capitolo del tuo libro inizia con una citazione famosa, ma quella che mi ha colpito di più è quella del capitolo 14, di Tiziano Terzani: “Una buona occasione nella vita si presenta sempre, l’importante è saperla riconoscere”. Tu come hai riconosciuto la tua, che ti ha portato a fare il giro del mondo in 1000 giorni?
Questa frase è l’incipit del libro Un indovino mi disse, un libro che mi ha profondamente ispirato durante tutto il mio viaggio. Io ho riconosciuto la mia occasione grazie ad un tramonto, e ne parlo nel mio libro; dopo il lavoro andai a prendere il treno, pioveva a dirotto. Ma durante il viaggio la pioggia cessò e «dal finestrino, scruto il sole rosso farsi spazio tra le nuvole nere. Guardo il tramonto, mi emoziono e sorrido […] Cosa mi rende davvero felice? Quel tramonto come una miccia […] L’unica cosa che mi rende davvero felice è viaggiare, avere lo zaino in spalla, conoscere nuove persone, nuove culture, nuove destinazioni […] vedere le persone cambiare, le culture mutuare, i confini naturali succedersi. […] Il giro del mondo senza aerei. Sì, questa è la chiave» (Tratto da L’orizzonte, ogni giorno, un po’ più in là).

Che importanza ha per te vedere popoli e culture di ogni parte del mondo, e vivere in così stretto contatto con loro?
L’importanza di una cosa del genere è trovare la genuinità nelle persone e nei luoghi. Se non hai contatti con le realtà locali vivi una situazione falsata. Quando sei in diretto contatto con le persone del luogo, conosci i loro rituali, le loro leggende, le loro credenze e vera e propria cultura. Sennò è come guardare la Valle dei re a Gardaland piuttosto che in Egitto, vedi qualcosa di artefatto. Per questo è così importante inter-relazionarsi con le persone locali, per questo motivo insomma.

Quali sono a tuo parere i pregi e i difetti che ti hanno portato ad essere ciò che sei ora?
Pregi sicuramente la tenacia, senza non sarei mai arrivato alla fine del viaggio… a volte sembrava davvero di andare a sbattere la testa contro il muro. Come difetti, soprattutto l’impazienza, a cui oggi sto lavorando: adesso sono molto più paziente. Se non vedo subito i risultati soffro (non penso sia un bruttissimo difetto, ndr).

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il secondo libro che sto scrivendo, e ovviamente restare nel mondo dei viaggi. Voglio riuscire a mantenere questa vita che mi sono creato. Mi rendo conto che può essere una bolla che potrebbe scoppiare da un momento all’altro, però intanto cavalco quest’onda, che si cavalca bene ed è una gran bella onda da cavalcare.

Ripeti spesso: «Ho scelto di stare dalla parte dei sogni, toccando la felicità», una frase che compare anche sulla copertina del tuo libro. Svelaci la tua ricetta per non smettere mai di sognare.
Il trucco per la felicità è proprio quello di stare dalla parte dei sogni e non smettere mai di crederci: stando dalla parte dei sogni e delle passioni difficilmente si sbaglia. Io non ho mai detto a nessuno di fare il giro del mondo, era il mio sogno e la mia passione, uno potrebbe anche mettersi a costruire sedie, l’importante è che lo faccia con passione. Non bisogna passare la vita facendo qualcosa che non ci soddisfa, o per soddisfare chi ci sta intorno o il mondo; bisogna essere fieri di se stessi e l’unico modo per esserlo è seguire le proprie passioni. Se le situazioni contingenti non lo permettono, non sono uno idiota (ride, ndr) e so che a volte non è possibile seguire i propri sogni, bisogna lavorare duro affinché le situazioni contingenti possano diventare poi favorevoli.

Fotohttps://www.facebook.com/triptherapy/

Francesca Celani