Claudia Mandia
12 Gennaio 2018   •   Snap Italy

Claudia Mandia: «Voglio vivere da protagonista l’avventura a cinque cerchi»

«Quando cominci il tiro con l’arco difficilmente lo lasci e, quando riesci e colpire il centro del bersaglio tirando da 70 metri di distanza, provi delle sensazioni che nessun altro sport può darti» – Claudia Mandia

Ancora una storia di passione e di sport vero per la nostra rubrica. Parliamo di Claudia Mandia, arciera italiana classe ’92. Il tiro con l’arco per lei è una questione di sangue, di famiglia. Ha seguito la strada del fratello maggiore e ha permesso così allo sport di renderli complici nella vita. Claudia Mandia (profilo FB) ha partecipato alle Olimpiadi di Rio. E se le è anche tatuate, in memoria dei “sacrifici di una vita”, non solo suoi ma anche di chi ha sempre creduto in lei. Tra i suoi obiettivi quello di superare al meglio i mondiali in Olanda, che varranno le qualificazioni alle prossime olimpiadi. Claudia vorrebbe un’Italia più attenta agli sport “minori” e dei media che diano il giusto valore ai successi di ogni atleta.

L’abbiamo intervistata, leggete qui cosa ci ha raccontato.

Claudia Mandia

Claudia, raccontaci come nasce la tua passione per il tiro con l’arco.
Ho iniziato a praticare il tiro con l’arco perché mio fratello era un appassionato e ho deciso di seguire le sue orme. Grazie allo sport siamo molto uniti. Ci alleniamo sempre insieme e viaggiamo molto per andare a disputare tornei in giro per il mondo. Per me è un  importante punto di riferimento.

Hai praticato altri sport prima di questo?
Essendo mia madre una professoressa di scienze motorie, ho praticato molti sport, come nuoto, pallavolo, pallamano e ginnastica ritmica. Ma alla fine ho scelto il tiro con l’arco.

Come mai questa scelta?
Ho deciso di dedicarmi interamente al tiro con l’arco perché, essendo entrata in nazionale, il tempo per gli allenamenti e le gare era diventato considerevole e in pratica non ho più avuto la possibilità di dedicarmi anche alle altre discipline sportive.

Cosa vuol dire in Italia praticare uno sport diverso dai più gettonati?
Significa essere trascurati dai media e ottenere un minimo di visibilità solamente in occasione dei Giochi Olimpici. Poi si spengono subito le luci, soprattutto se non vinci. È un vero peccato, perché il nostro sport ha regalato all’Italia tante medaglie internazionali e importanti successi Olimpici.

Per fortuna, al fianco di alcuni di noi, ci sono i gruppi sportivi militari, nel mio caso le Fiamme Azzurre, che assicurano un futuro a chi non riesce a guadagnare cifre mirabolanti con gli sponsor o non pratica comunque uno sport con stipendi da professionisti. L’apporto che dà a discipline come la nostra il Gruppo Sportivo della Polizia Penitenziaria è davvero fondamentale per permettere ad atleti come me di dedicarsi al 100% alla propria disciplina sportiva.

L’anno scorso te e le tue compagne avete ricevuto l’appellativo di “cicciottelle”. Pensi che ci sia ignoranza nel mondo dello sport?
Sì,  penso che ce ne sia molta. Basti pensare a chi ci definisce “parassiti dello Stato”. Nel caso di “cicciottelle”, paradossalmente, l’ignoranza non è stata del giornalista ma di chi ne ha fatto una questione di Stato.  Purtroppo poi con l’avvento dei social ognuno si sente in diritto di insultare chi non conosce e certi casi mediatici diventano giganteschi.

La prima vittoria che Claudia Mandia ricorda con immenso piacere.
La medaglia d’oro alla Junior Cup nel 2008 vinta con la Nazionale Giovanile. Ho gareggiato in una categoria superiore nonostante la mia età. In quell’occasione ho imparato che bisogna sempre aspirare al meglio per sé stessi.

E le Olimpiadi di Rio, come è stato partecipare ai giochi?
Le Olimpiadi sono il sogno di ogni atleta, ancor meglio sarebbe vincerle.I nsieme alle mie compagne di squadra ci sono andata davvero vicina. Il 4° posto e la mancata medaglia, personalmente, non simboleggiano un fallimento, ma mi spronano solo a fare meglio.

E quel tatuaggio sulla spalla?
Il tatuaggio l’ho fatto dopo Rio. Simboleggia i sacrifici di una vita, non solo miei ma anche di chi ha sempre creduto in me. Ero lì dove volevo essere. Se dovessi realizzare il sogno per eccellenza, vincere, ne farò sicuramente un altro.

Claudia Mandia

Tra l’altro insieme alle tue compagne Guendalina Sartori (FB) e Lucilla Boari (FB), ti sei classificata quarta nella prova a squadre. Un gran bel risultato.
Quel 4° posto rappresenta il miglior risultato di sempre ai Giochi olimpici per l’Italia femminile del tiro con l’arco. Ovviamente ci rimarrà sempre l’amaro in bocca perché la medaglia era davvero a portata di mano, ma possiamo dire con orgoglio che siamo comunque entrate nella storia dell’arceria italiana.

Che rapporto ha Claudia Mandia con le sue compagne?
Abbiamo un buon rapporto, costruito con ore di allenamento e gare. È anche grazie a questo affiatamento che siamo riuscite ad ottenere un buon risultato.

Come si svolge la settimana di Claudia Mandia in fatto di allenamenti?
Si divide tra palestra, piscina, allenamenti di tiro e gare. Vivo una settimana piuttosto dinamica. Poi, in base alla vicinanza delle competizioni più importanti, i carichi di lavoro possono aumentare o diminuire. Ma a parte il lavoro tecnico con l’arco, io vengo seguita da un preparatore atletico personale e quando sono in raduno con la Nazionale da tutto lo Staff azzurro.

Chi ti senti di ringraziare per il percorso svolto finora?
Sono tante le persone da ringraziare. Tutti coloro che hanno sempre contributo, in qualsiasi modo, alla mia crescita: i miei genitori, mio fratello, il mio allenatore Fabio Olivieri, il mio preparatore Antonio Robustelli, il mio ragazzo Paolo, i miei amici e le Fiamme Azzurre.

Prossimi obiettivi.
Ne ho molti. Certamente avranno un ruolo fondamentale i Mondiali del 2019 in Olanda, dove saranno in palio i pass per i Giochi di Tokyo 2020. Ci tengo ad essere titolare e a guadagnarmi ancora la possibilità di vivere da protagonista l’avventura a cinque cerchi. Naturalmente per arrivare a quegli appuntamenti bisogna prima passare per il lavoro quotidiano, i campionati italiani, gli europei indoor e outdoor e le tappe di coppa del mondo. Insomma, per raggiungere i massimi obiettivi il percorso è sempre lungo e non ci si arriva senza aver faticato e lavorato giorno per giorno.

Claudia Mandia, quando posa l’arco, che ragazza è?
Una ragazza di 25 anni che viaggia, dedica il suo tempo agli amici e al ragazzo, e a cui piace fare shopping.

Motivi per cui un genitore dovrebbe avallare la scelta del proprio figlio di praticare il tiro con l’arco.
Perché è uno sport che si pratica all’aperto, in un ambiente sportivo ancora “puro”. Non c’è la competizione contro un avversario, ma c’è una sfida con se stessi. È uno sport che ti fa crescere interiormente, aiuta a conoscersi. Ti rilassa, ti fa riflettere, ti dà ogni giorno uno stimolo in più per migliorarti.

E poi è uno sport completo dal punto di vista atletico: tonifica, perfeziona la postura, sviluppa l’equilibrio e la capacità di controllare il proprio corpo. Quando cominci difficilmente lo lasci e quando riesci e centrare il centro del bersaglio tirando da 70 metri di distanza provi delle sensazioni che nessun altro sport può darti.

Chiara Rocca