chiara ragnini
17 Maggio 2017   •   Redazione

Chiara Ragnini: La differenza e la sua musica

«Abbiamo intervistato Chiara Ragnini che ci ha parlato della sua evoluzione musicale e del suo ultimo disco La differenza. Dieci tracce scritte in equilibrio tra il pop e l’elettronica e caratterizzate da una significativa ricerca testuale»

Le sonorità della sua musica oscillano tra il pop e l’elettronica, la sua voce “riscalda”, i suoi testi sono malinconici ma pungono come il sapore dei ricordi e di qualche dolore. Così si presenta il nuovo lavoro di Chiara Ragnini, La differenza, un album composto da 10 tracce che tratteggiano l’evoluzione della cantautrice genovese. Sono passati, infatti, 5 anni dal suo primo disco, Il bosco di rose e, nel corso di questo tempo, la cantautrice genovese si è allontanata dallo stile legato al folk chitarra e voce per addentrarsi in un pop venato di elettronica e rock, mantenendo, però, un’attenzione ai testi che sottolineano la sua vicinanza al miglior cantautorato.

Con questo secondo disco Chiara Ragnini riesce ad affrontare, con la delicatezza delle parole e l’energia della musica, temi come l’amore, la solitudine, la curiosità e la violenza di genere, quest’ultimo presente nel brano Un Colpo di pistola.
La distanza di Chiara Ragnini è stato finanziato grazie ad una campagna di crowdfunding tra le più fortunate degli ultimi tempi in quanto ha superato il 235% dell’obiettivo prefissato, un ulteriore modo per sottolineare la volontà dell’artista di essere indipendente e autonoma discograficamente. Il disco, registrato all’Ithil World Recording Studio di Imperia con la supervisione di Giovanni Nebbia, vede la collaborazione di Max Matis al basso e il beatmaker Roggy Luciano autore di rime, campionamenti e del feauturing nel brano Coda. Di seguito l’intervista alla cantautrice ligure, per scoprire di più su questo disco e sulla sua evoluzione artistica:
Chiara, con questo lavoro ti allontani dallo stile folk chitarra-voce per avvicinarti a sperimentazioni elettro-pop ed anche rock. È un’evoluzione naturale del tuo percorso artistico?
Assolutamente sì: da tempo sentivo l’esigenza di trovare un’identità musicale che mi rappresentasse appieno e per farlo, in questi ultimi anni, sono andata a rispolverare molti ascolti che mi avevano accompagnata per tanto tempo e che erano rimasti assopiti per svariati motivi. Ho attinto dall’hip hop, dall’rnb, dall’elettronica e, in generale, da tutto il mondo pop che mi ha influenzata in questi anni. Minimo comun denominatore, il groove: volevo che le sonorità di questo disco vestissero le canzoni con ritmo ed immediatezza, lasciando però sempre grande spazio ed attenzione ai contenuti e alle liriche, a cui ho lavorato molto, effettuando scremature su scremature, prima di scegliere le dieci canzoni che compongono l’album. Ora posso affermare che questo disco e le sue canzoni sono estremamente rappresentative del mio progetto musicale e della mia dimensione artistica.
Dal tuo precedente lavoro Il giardino di rose sono passati 5 anni. Che cos’è cambiato nel frattempo per Chiara Ragnini? Cosa ha fatto La Differenza?
Sono cambiata io: sono cresciuta e ho trovato, finalmente, il coraggio di mettermi a nudo e raccontarmi con estrema onestà. Ho cambiato approccio alla scrittura, vivendola come un atto liberatorio e senza la supponenza di dover per forza piacere a tutti: ho scelto di realizzare un progetto che convincesse, prima di tutto, me e di vestirlo come desideravo da tempo. La Differenza è stata fatta soprattutto dalle tante, belle persone che ho incontrato lungo il mio percorso in questi anni, dagli addetti ai lavori a tanti altri musicisti e artisti con i quali sono nate belle collaborazioni (una fra tutte, quella con il collettivo hip hop Casa degli Specchi, con cui ho collaborato in tre featuring nel loro ultimo disco uscito il 29 marzo scorso), dai professionisti fino alle persone che mi hanno sostenuta con grande affetto, soprattutto ultimamente e proprio per questo album, permettendomi di realizzarlo in maniera collettiva attraverso una intensa e gratificante campagna di crowdfunding con Musicraiser. Credo che la differenza la facciamo noi stessi, con la nostra voglia di fare e la determinazione, affiancata alla passione, elementi che non devono mai mancare in un progetto musicale che possa essere credibile e fatto di storie da raccontare.

Il nostro magazine aveva parlato di Musicraiser in un articolo dedicato alle start-up innovative dedicate alla musica (ve ne avevo parlato qui, ndr). Ci racconti la tua esperienza con il crowdfunding che ha finanziato il tuo ultimo disco?
È stata una splendida esperienza, soprattutto dal punto di vista umano: mi ha permesso di entrare in contatto con più di 200 persone da tutta Italia in maniera diretta e senza filtri, che hanno scelto di sostenere questo album ad occhi chiusi. Una campagna di crowdfunding è estremamente impegnativa: la mia è durata da dicembre a gennaio e vi sono stata dietro, curandola nei minimi dettagli, tutti i giorni. Lo sforzo è stato ampiamente ripagato, superando davvero ogni aspettativa. Credo che, in un’epoca in cui siamo bombardati da stimoli telematici e sovraesposti virtualmente, si debba dare ancora più importanza ai rapporti umani, che amo coltivare con tutti i mezzi a disposizione, dal web alle canzoni. La parte più bella resta comunque l’interazione diretta, senza i filtri della rete, ai quali comunque, inevitabilmente, non possiamo più sfuggire.
Chiara Ragnini, genovese d’origine, spesso viene accostata agli artisti della “Nuova scuola genovese”. Ti riesci ad identificare in questa definizione e cosa ha significato per la tua musica provenire da una città con una così importante tradizione cantautorale?
È una definizione che mi rappresenta fino ad un certo punto: Genova è culla di numerosi talenti che, al di là dell’importante patrimonio artistico che la città ci ha regalato, si accostano in maniera davvero differente rispetto a grandi nomi del passato come Fabrizio De Andrè. Parlare di nuova scuola genovese credo sia un’arma a doppio taglio: i nuovi cantautori, oggi, che provengono dalla mia città fanno parte di progetti eterogenei, che strizzano l’occhio al pop, all’elettronica, a sperimentazioni giustamente adeguate al periodo storico in cui viviamo e lo stesso vale per i contenuti. Penso ad artisti come gli Ex-Otago, ai Technoir, a Zibba, ad Emanuele Dabbono e alle canzoni scritte per Tiziano Ferro: ognuno di noi ha il suo stile, il suo mondo, ben rappresentativo ed identificativo, lontano, spesso, dall’immagine archetipica del cantautore chitarra e voce, dalla quale anche io ho preferito distaccarmi perché, in fondo, limitante. Genova è, infine, una città che non è ancora riuscita a valorizzare adeguatamente i propri talenti e questo é un vero peccato.
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Tra i vari riconoscimenti che hai ricevuto c’è anche il prestigioso Premio Lunezia per le Nuove Proposte Autori di testo. Anche in questo disco è possibile notare una ricerca testuale davvero notevole. Che valore ha per te scrivere testi per la musica, oltre che comporla?
I testi per me sono fondamentali e spesso e volentieri, quando scrivo, parto proprio da lì: è difficilissimo riuscire a coniugare una melodia efficace con un contenuto non banale e la mia ricerca si basa proprio su questo. Per La Differenza ho scritto tantissimo e buttato via tantissimo, ma è l’unico modo per riuscire a trovare la quadra e mostrare le giuste sfaccettature di un album e delle storie che lo compongono. Infine, le liriche sono proprio il punto più cruciale di una canzone, almeno per me: sulla musica ci si può lavorare molto anche a livello di arrangiamento, sul testo non si può trarre in inganno. L’importante è avere sempre qualcosa da raccontare e da dire: senza questo stimolo scrivere sarebbe impossibile.
Elisa Toma