cavalli di battaglia
31 Gennaio 2017   •   Snap Italy

Cavalli di Battaglia: Proietti riporta in scena la comicità

«“Sono un attore. Non faccio questo mestiere per vincere le serate”. Parole e pensieri di Gigi Proietti, che con Cavalli di Battaglia riporta in scena la comicità.»

Così Gigi Proietti esordisce in un intervista, subito dopo aver saputo che il suo Cavalli di battaglia è stato superato per pochissimo da C’è posta per te di Maria de Filippi, ormai appuntamento fisso per la maggior parte del pubblico italiano. Proietti, visto da 5 milioni 43mila telespettatori con il 21,46% di share, ha debuttato in Tv su Rai 1 in diretta dal Teatro Verdi di Montecatini Terme con Cavalli di battaglia, show televisivo in tre puntate ispirato al suo ultimo spettacolo teatrale.

Lo spettacolo ha riempito i teatri di tutta Italia e ha riscosso molto successo nell’ultima stagione teatrale (non dimentichiamo che è stato uno degli appuntamenti del Capodanno romano). Musica, balletti, varietà e teatro, il regno di Proietti, che si esibisce nei suoi pezzi migliori e ripercorre insieme al pubblico i successi della sua carriera, accompagnato da orchestra, corpo di ballo e giovani attori tra i quali le sue due figlie, Susanna e Carlotta Proietti, Marco Simeoli e Claudio Pallottini.

Uno spettacolo che celebra i 50 anni di carriera e che, con la “versione televisiva”, consacra il ritorno di Gigi Proietti sul piccolo schermo dopo 26 anni. Una differenza dalla messinscena teatrale è la presenza di numerosi ospiti che dividono con lui il palco e si esibiscono a loro volta nei propri “cavalli di battaglia”.

Lo vediamo esibirsi nei suoi sketch migliori riportati in vita e letteralmente tirati fuori da un baule al centro del palco, duetta con Alessandro Siani sulle note del “o’ surdato ’nnammurato”, ci riporta sullo schermo il Caccamo di Teocoli e di nuovo canta “Personalità” insieme alla Gerini. Insomma, un vero e proprio show in cui Proietti è il perno, e i suoi ospiti, che cambiano ogni sera, si ritrovano catapultati nel suo mondo. Un’ottima iniziativa promossa dalla Rai, una prima serata dedicata alla cultura e al teatro italiano e ad un artista, un maestro. Gigi Proietti è un grande interprete del palcoscenico e nel tempo ha mantenuto intatto il suo carisma, la sua bravura, il suo modo di farci ridere.

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Ma nonostante sia chiaro che Proietti sia uno degli artisti più importanti della tradizione teatrale e non degli ultimi 30 anni, mi piacerebbe dedicargli uno spazio, un viaggio attraverso qualche parola, per ripercorrere insieme la sua illustre carriera (e fare chiarezza con quelle persone che negli ultimi giorni mi hanno chiesto come mai tutta questa attenzione per un artista che “fa un po’ ridere, tutto qua”).

Gigi è un ragazzo come tutti, non è figlio d’arte e non inizia gli studi teatrali da subito, anzi il suo lato artistico lo sviluppa con la musica. Studia fin da bambino e suona la chitarra, il pianoforte, la fisarmonica e il contrabbasso. «Per mantenermi agli studi cantavo nei night club. Cominciavo alle 10 di sera e finivo alle 4 del mattino, uscivo fuori con un collo gonfio… Non c’era misura di camicia che tenesse: ce voleva un copertone». È proprio grazie agli studi universitari che entra in contatto con il teatro, iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, che abbandonerà a pochi esami dalla laurea, si iscrive per caso al Centro Teatro Ateneo. Il teatro dell’Università La Sapienza all’epoca era una fertile realtà e gli studenti potevano avvalersi degli insegnamenti di personalità importanti come Arnoldo Foà, Giulietta Masina e Giancarlo Sbragia. «La mattina frequentavo le lezioni, il pomeriggio provavo all’Ateneo, la sera cantavo nei locali notturni. Gli esami non finivano mai».

Una delle sue prime apparizioni fu quella ne Gli uccelli di Aristofane del 1964, diretto da Giuseppe Di Martino, vestito da upupa e che ricorderà durante una serata con Raffaella Carrà a “Carramba che Fortuna”. Anche le sue prime apparizioni cinematografiche furono brillanti, lo vediamo diretto da Vittorio Duse, Ettore Scola ed arriva ad ottenere una parte nella commedia musicale di Garinei e Giovannini “Alleluja brava gente” , sostituendo Renato Rascel. «Una botta di fortuna. Lì capii che si poteva coniugare il teatro lucido con la qualità artistica: il cosiddetto teatro popolare». Fu quella la svolta nella vita di Gigi Proietti, il teatro entrerà per sempre nella sua vita e a poco a poco entrerà nel cuore di quel pubblico che ancora continua ad amarlo.

La sua bravura lo porta a recitare vicino ad artisti già affermati, pilastri del teatro italiano, Carmelo Bene, Vittorio Gassman, e collabora con lo scrittore Roberto Lerici grazie al quale nascerà “A me gli occhi, please”. In questo modo Proietti sarà in grado di assimilare conoscenza registiche e sviluppare le sue doti da One-Man-Show e riempie teatri e palasport di tutta l’Italia. Partecipa inoltre ad alcuni film statunitensi diretti da registi di prestigio come Lumet, Altman e Ted Kotcheff, nonché col francese Bertrand Tavernier.

Ma la grande consacrazione cinematografica arriva con il suo più celebre ruolo : Mandrake, in Febbre da cavallo”, diventato ormai un vero e proprio film di culto. Il sequel del film lo rivede negli stessi panni e lo porta a vincere un Nastro d’argento come miglior attore protagonista. Anche in radio la sua capacità venne apprezzata dove riuscì ad unire la sua amata musica alle sue capacità di attore: recitava poesie, sketch, monologhi, cantava, ballava, imitava.  Un solo uomo capace di incantare il pubblico, di ricoprire tutti i ruoli, come in queste sere. La sua voce lo rende famoso anche per i personaggi che ha doppiato, tutti ricorderanno il Genio del film di animazione della Disney “Aladdin” ( la canzone del genio è stata riproposta anche durante la seconda puntata di Cavalli di Battaglia riportando tutti indietro nel tempo). Ultimamente è stato scelto dal direttore di doppiaggio Francesco Vairano per sostituire Gianni Musy nel doppiaggio di Gandalf nella trilogia de “Lo Hobbit”.

Nel teatro è diventato un maestro, tantissimi si lasciano ispirare dalle sue capacità ancora oggi. Famosa anche la scuola che aprì “Il Laboratorio di Esecitazioni sceniche” dalla quale sono nati giovani attori destinati a diventare affermati. Suoi allievi sono Enrico Brignano, Rodolfo Laganà, Giorgio Tirabassi, Francesca Reggiani, Flavio Insinna, Gabriele Cirilli. Insomma, tutti coloro che ancora oggi vediamo riempire teatri e mettere su serate e programmi in reti nazionali. Era questo che Proietti insegnava, diceva loro di imparare ad essere capaci di fare tutto.  Seppur l’esperienza di insegnante finì con la chiusura della scuola dal 2003 diventa direttore artistico del Silvano Toti Globe Theatre, in cui non ha mai recitato ma ha curato la regia di un bellissimo “Romeo e Giulietta” e che continua a dirigere inserendo in cartellone proposte sempre più interessanti e arricchendo la stagione del teatro estivo Shakespeariano con regie e spettacoli d’autore.

Ma tornando alla sua serata, ai suoi sketch, ce ne sono alcuni ripresi dallo stesso autore per la stesura del programma, che sono indimenticabili. Nella prima puntata abbiamo incontrato di nuovo Toto, l’antico romano che fa la “saùna” uno dei più famosi personaggi che da anni è nel suo repertorio e nel cuore del suo pubblico, infatti durante la puntata quasi tutte le più celebri battute, ad esempio “ma faranno bene sti bagni turchi?“, venivano anticipate dalla platea (potete vederlo su raiplay). E poi Armando Duvall de La signora delle Camelie, un altro famosissimo pezzo in cui Proietti e la sua Margherita si incontrano ma il tono diventa tutt’altro che romantico grazie al suggeritore di cui Proietti non riporta in maniera esatta le parole (la versione del 14 gennaio sempre su raiplay). E poi, semrpe tra i suoi cavalli di battaglia, troviamo anche Pietro Ammicca l’affarologo, lo sketch della Telefonata, la barzelletta del Cavaliere Nero, insomma proprio tutti i suoi migliori personaggi riportati in vita su di un palco, per festeggiare insieme al suo amato pubblico una brillante carriera.

E ancora, un attore che spazia dal comico al drammatico con la stessa bravura, ricordiamo che una delle più belle interpretazioni di “Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana”, il romanzo che avrebbe dato la popolarità a Carlo Emilio Gadda, è proprio di Gigi Proietti, riportata alcune volte in televisione e riproposta al pubblico teatrale svariate volte; o il bellissimo monologo visto nel film di Elio PetriLa proprietà non è più un furto”. Un successo grandioso tanto da programmare una quarta serata, inizialmente non prevista, per dare al pubblico un’altra serata di grande comicità e divertimento.

Micol Gaia Ferrigno