canzoni su Napoli
25 Maggio 2017   •   Redazione

Canzoni su Napoli: un tour musicale tra le vie di Partenope

«Le canzoni su Napoli sono così numerose e dettagliate che potremmo seguire un tour immaginario da fare per percorrere mentalmente le sue strade. È nella musica infatti che questa città ha sempre trovato un’espressività speciale, complice forse un dialetto dai suoni lasciati in sospeso nelle vocali finali e nella generosità di consonanti sempre doppie.»

Era de Maggio è una delle canzoni su Napoli più belle di sempre, una poesia che vien voglia di imparare a memoria, per tenere fissate nella mente queste splendide parole.

Era de maggio, io no, nun mme ne scordo,
na canzone cantávamo a doje voce.
Cchiù tiempo passa e cchiù mme n’allicordo,
fresca era ll’aria e la canzona doce.

Così cantava Mario Pasquale Costa sui versi di una poesia del poeta napoletano Salvatore Di Giacomo, autore di perle magnifiche su Partenope e i suoi intrighi. Era de Maggio è una delle canzoni su Napoli più tenere in assoluto, inno all’amore puro, potremmo dire ancestrale. Immaginateveli: due amanti, in un giardino di rose che profumano tutta l’aria intorno, che si promettono eterna fedeltà sulle note di una canzone che sfidi il tempo e la lontananza che presto li separerà.
Ed è Maggio, questo mese fiorito che con delicatezza svela i furori dell’estate, a suggerirci un tour musicale tra i vicoli bui e le piazze assolate di una città cantata in tutti i tempi e in tutto il mondo: Napoli. Se per conoscerla bene non basta una settimana né mesi interi, è nelle canzoni che hanno raccontato questa città che ci si può ugualmente perdere, come se si camminasse tra le sue strade anguste profumate dal bucato steso ad asciugare.

Munasterio ’e Santa Chiara ci immerge nel cuore pulsante della città, il suo centro storico. Posto ai lati di piazza del Gesù Nuovo, con il cui obelisco che si erge fiero sembra scambiarsi sguardi d’intesa, il Monastero di Santa Chiara è un simbolo di Napoli. Distrutto in parte dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e in seguito ricostruito, rappresenta l’arte di ricominciare del popolo napoletano, e la sua voglia di ricostruire bellezza. Il suo ingresso da via Benedetto Croce rappresenta anche il primo step di Spaccanapoli, com’è dal popolo chiamato il decumano inferiore tracciato in epoca romana e ancora oggi esistente.
La canzone, che decanta la suggestiva bellezza del Monestero di Santa Chiara, parla dei timori di un emigrato di vedere il volto della sua Napoli cambiato per sempre per colpa della guerra.

Perdendosi tra i vicoli del centro, chi davvero vuol entrare in contatto con lo spirito di questa città una cosa su tutte deve fare: stare ad ascoltarne le voci. Quale luogo migliore per  “ascoltare” Napoli della cosiddetta Pignasecca? Questa zona, a ridosso di Via Toledo, è il più vivo mercato della città nel quale trovare ogni prodotto alimentare e non solo. I mercanti che richiamano l’attenzione del passante per vendere la merce esposta sui banconi formano in coro una sola voce, che è quella cantata ne ’A rumba de’ scugnizze. Questa canzone, scritta da Raffaele Viviani, mette in musica le voci dei venditori napoletani, in un ritmo sempre più incalzante e coinvolgente, tale da far realmente vivere il caos felice del mercato, realtà preziosa della città partenopea.

Uscendo dalla Pignasecca, una delle più comiche canzoni su Napoli ci porta sulla storica e splendida Via Toledo: Io, mammeta e tu. Il brano di Modugno, poi reinterpetato da diversi cantanti tra cui Renato Carosone, narra le vicende di una coppia di fidanzati che non riesce a trascorrere nemmeno un attimo da soli senza il vigile sguardo della madre o di un parente di lei. Via Toledo, oggi via dello shopping napoletano e sede della più bella metropolitana d’Europa (progettata dall’architetto spagnolo Óscar Tusquets), fa da sfondo alle passeggiate per nulla romantiche dei due amanti.

https://www.youtube.com/watch?v=LBbADbxlJCs

Via Toledo ci porta nella grandiosa Piazza Plebiscito, maestoso palcoscenico dei più importanti eventi storici, sormontata dal lussoso Palazzo Reale e sfondo di numerosi eventi cittadini. Ed è da questa che si accede a Santa Lucia, omonimo titolo di una delle più suggestive canzoni su Napoli. Il rione, tra i più belli della città, accoglie l’isolotto di Megaride su cui si trova il famoso Castel dell’Ovo, oggetto di misteriose leggende.

Ed eccoci qui, sul lungomare di Napoli: un mare sterminato ai piedi del signor Vesuvio ci mozza il fiato. E canticchiando Funiculì Funiculà, la canzone scritta per incentivare l’uso della funicolare che portava in cima al vulcano che sorveglia la città, che ce ne andiamo dolcemente verso la collina di Posillipo. Questa ricca zona di Napoli, il cui nome di provenienza greca significa “che addolcisce i dolori”, offre squarci di panorami impossibili, alla cui vista gli occhi faticano a reggere tanta beltà. Ed è una delle canzoni su Napoli più famose di sempre a parlare per noi: Marechiaro, da cantare rivolti a quella fenesta da cui un garofano profumatissimo ci ammicca complice.

Ed è da Posillipo, precisamente dal Parco Virgiliano, che si può ammirare la vista delle isole che circondano Napoli, una su tutte la meno rinomata: Nisida, che, come cantava Edoardo Bennato nel 1984 «è un’isola, e nessuno lo sa». La piccola isola, collegata alla terra tramite un lungo pontile, ospita l’Istituto Penale Minorile di Napoli, ma la sua vista così appollaiata sul mare tranquillo lascia immaginare un luogo intoccato e immutabile.

S’è fatta sera, e una Luna Rossa ci guarda sorniona. Anche Le Range Fellon, il granchietto cantato in un esilarante misto di napoletano e francese da Daniele Sepe e Andrea Tartaglia, s’è andato a rintanare tra gli scogli della magica Gaiola. Le luci della città sono tutte accese, e i Pink Martini ci danno la più tenera buonanotte dalla città infinita di Napoli.

Rita Sparano