17 Febbraio 2017   •   Redazione

Autori italiani: 5 canzoni scritte da chi non ti aspetteresti

«Ci sono autori italiani insospettabili che hanno scritto delle canzoni entrate nella storia. Da Pasolini per Modugno a Villaggio per De Andrè, 5 brani per ricordare chi ha composto la poesia messa, poi, in musica»

Diciamo la verità: troppo spesso capita di non fare troppa attenzione a chi sia l’autore del testo di una canzone. Eppure, ci sono autori italiani che tracciano ed hanno tracciato, sotto le loro penne o i tasti dei loro più svariati supporti, delle indimenticabili poesie che con l’aggiunta di note musicali sono diventate delle meravigliose canzoni senza tempo.

La storia della musica italiana, poi, è piena di sorprese e, dietro alcune canzoni famosissime ed entrate nei cuori di molti, ci sono autori che sicuramente non avresti sospettato.

Il bello dell’arte è quando i generi si influenzano e mischiano a vicenda: così dalla regia o dal giornalismo alla stesura di un testo per un brano musicale il passo è breve. Ecco 5 brani scritti da autori italiani che non ti aspetteresti che lo dimostrano.

Maurizio Costanzo per Mina: “Se telefonando”

La famosissima “Se telefonando” porta la firma di due importanti autori italiani. Il primo, inaspettatamente, è Maurizio Costanzo, l’altro è Ghigo De Chiara, drammaturgo, critico letterario e sceneggiatore. Il brano, pubblicato nel 1966, è il 76esimo singolo di Mina, estratto dall’album in studio Studio Uno 66. 

Oltre ai grandi nomi dei due autori del testo, “Se telefonando” annovera un compositore di musiche d’eccezione: Ennio Morricone che in quel periodo della sua carriera si occupava anche di composizioni di colonne sonore televisive.

La storia della nascita del brano è particolare: serviva la colonna sonora al programma Aria Condizionata di quell’anno. Il testo venne leggermente modificato per evitare facili doppi sensi (era pur sempre il ’66) ma rimanendo audace e colto nei contenuti. Si narra inoltre, con toni leggendari, che già dalla prima volta che Morricone la suonò per Mina nella sala prova di via Teulada, lei iniziò a cantarla esattamente come  poi avrebbe sempre fatto.

Il testo scritto da Costanzo e De Chiara, le musiche di Morricone e l’incredibile voce di Mina, fanno di questa canzone un capolavoro ancora contemporaneo e di alto livello intellettuale. Il brano è anche rivoluzionario per il fatto che le parole, apparentemente semplici, sono in realtà coraggiose soprattutto perché vennero affidate ad una donna, una sfida al “puritanesimo” del periodo.

https://www.youtube.com/watch?v=LJUE_REskv8

Pier Paolo Pasolini per Domenico Modugno: “Cosa sono le nuvole”

La canzone “Cosa sono le nuvole“, magistralmente fatta sua da Modugno, è stata scritta da Pasolini ed è datata 1968. Il brano venne pubblicato quell’anno come singolo inciso su 45 giri. Il testo è un’incredibile poesia musicata e rappresenta la  metafora dell’amore e della vita e riprende le parole dell’Otello di Shakespeare nella strofa: “Il derubato che sorride/ ruba qualcosa al ladro/ ma il derubato che piange/ ruba qualcosa a se stesso/ perciò io vi dico finché sorriderò/ tu non sarai perduta”.

Il brano è stato incluso in Capriccio all’italianaun film-commedia composto da 6 episodi tra cui quello diretto da Pasolini stesso, appunto, Cosa sono le nuvole. Tra gli interpreti che resero indimenticapile quest’episodio di Capriccio all’italiana: Totò, Ninetto Davoli, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Laura Betti, Carlo Pisacane e lo stesso Domenico Modugno.

Pier Paolo Pasolini è entrato nella lista degli autori italiani di testi musicali anche per il brano capolavoro scritto per Sergio Endrigo: “Il soldato di Napoleone“. Con questa canzone Pasolini riprende una sua poesia inclusa nella raccolta “La meglio gioventù“. Il testo dipinge il ritratto di un soldato che per sopravvivere è costretto ad uccidere il suo cavallo.

Paolo Villaggio per Fabrizio De Andrè: “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” e “Il Fannullone”

Tra gli autori italiani che non ti aspetti, sicuramente c’è Paolo Villaggio che ha scritto per il cantautore italiano tra i più amati, Fabrizio De Andrè.

Entrambi i brani, “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” e “Il fannullone” sono stati pubblicati nel terzo 45 giri di De Andrè ed arrangiati da Gian Piero Boneschi.

In particolare, il famoso brano “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” ha una storia particolare e Villaggio stesso la  raccontò nel suo libro “La vera storia di Carlo Martello”: La scelta dell’ambientazione medioevale fu tutta farina del mio sacco; Fabrizio ci mise solo la musica. Cioè avvenne il contrario, lui aveva già la musica ed io ci misi le parole. Fu così: era una giornata di pioggia del novembre del 1962 io e Fabrizio, a Genova a casa mia in via Bovio, eravamo tutti e due in attesa del parto delle nostre signore, che poi partorirono lo stesso giorno“.

È in quest’attesa che Faber ha fatto sentire una melodia a Villaggio che, in seguito, ha iniziato a lavorare sul testo. Il risultato è la descrizione in termini ironici e surreali della caricatura di un “antieroe”  che approfitta della sua fama ed abusa del suo potere. In realtà il protagonista, Carlo Martello, è il re dei Franchi che nella battaglia citata, considerata dagli storici una delle più importanti della storia europea, è stato determinante per le sorti del nostro continente. Ovviamente, dato il testo satirico ed audace, la canzone è stata soggetta a censura ma questo non ha fermato il suo incredibile successo.

Lina Wertmüller per Rita Pavone: “Il gegheggè”

Tra gli autori italiani “insoliti” e degni di nota, torniamo a parlare di Lina Wertmüller, autrice anche di “Mi sei scoppiato dentro il cuore” di Mina.

Oltre a questo incredibile brano, la regista ha scritto altri brani musicali che forse non vi aspettereste come “Il geghegè” su musica di Bruno Canfora o “Viva la pappa al pomodoro” su musica di Nino Rota.

“Abbiamo un riff… che fa così”…nonostante i 51 anni di vita, questo brano è ancora considerato uno dei primi tormentoni della storia della musica italiana, ed in effetti, in molti ancora la conoscono e la ballano.

Dario Fo per Enzo Jannacci: “Vengo anch’io. No, tu no”

Inserito nell’omonimo album “Vengo anch’io. No, tu no!“, quarto album di Enzo Jannacci, datato 1968, il brano è stato scritto dal Premio nobel per la letteratura Dario Fo, che tra le innumerevoli doti annoverava anche quella di autore di testi meravigliosi.

Il brano è divenuto uno tra i più grandi successi di Jannacci, entrando a pieno titolo nel tempio della musica italiana. Anche questo testo fu soggetto a censura in quanto le ultime sue due strofe facevano riferimento alla dittatura di Motubu in Congo.

La collaborazione tra Fo e Jannacci non si ferma a questo brano. Indimenticabile è “Ho visto un re“, altro brano musicale con il testo composto da Dario Fo ed anche questo datato ’68. Il brano, nato come finta canzone popolare e come critica al potere, è stato scritto apposta per lo spettacolo “Ci ragiono e canto“.

Elisa Toma