Alberto Sordi
26 Giugno 2017   •   Snap Italy

Auguri Alberto Sordi: 6 film per ricordare un mito italiano

«Uno dei più grandi attori italiani, sicuramente il più amato, protagonista di tantissimi film che hanno fatto la storia del nostro cinema. Alberto Sordi avrebbe compiuto 97 anni lo scorso 15 giugno, e noi abbiamo scelto 6 film per festeggiarlo»

«Nessuno più di Alberto Sordi ha saputo caratterizzare così bene l’uomo medio. Sordi è riuscito a mettere in mostra il lato storto, ridicolo del carattere italiano e lo ha colpito. […] È un attore comico che ha dentro tutta l’amarezza che s’indigna di fronte a vizi, e vorrebbe che non esistessero. Allora colpisce e gode a frustare e, pur facendo della sua satira un po’ cattiva, moralizza»
Vittorio De Sica

Così parlava il grande Vittorio De Sica riferendosi all’Albertone nazionale. Incarnazione popolare dell’italiano medio, ignorante e caciarone, Alberto Sordi è stato un perno della commedia all’italiana degli anni d’oro. Mattatore istrionico, ha sempre fatto della raffinata comicità teatrale il suo marchio di fabbrica, con quell’ironia tipicamente romana e mai volgare (scopri qui la Roma di Sordi). Fra tutti i magnifici film che lo hanno visto protagonista è davvero arduo scegliere i migliori e la nostra è una semplice ed umile selezione per omaggiarlo. Perché dimenticare Alberto Sordi è impossibile, ma ricordarlo è sempre un piacere.

I vitelloni di Federico Fellini (1953)

La pernacchia più famosa del cinema. Ma oltre all’iconica scena in cui Alberto Sordi si fa beffe di un gruppo di lavoratori, I vitelloni di Federico Fellini è un film bellissimo e struggente, che mostra con un realismo grottesco la storia tragicomica di cinque amici prigionieri di una sonnolenta vita di provincia, quella di Rimini. In questo film è indimenticabile l’interpretazione di Sordi, che nel personaggio di Alberto riuscì ad unire alla sua innata comicità goliardica anche una vena di malinconia. Grande capolavoro, il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare.

Un americano a Roma di Steno (1954)

Altra scena cult passata alla storia. La battuta «Maccarone…m’hai provocato e io ti distruggo adesso…io me te magno!» pronunciata da Nando, alle prese con un piatto di spaghetti, è tra le pietre miliari della commedia all’italiana. Probabilmente il più popolare film del primo Sordi (che qui riveste anche il ruolo di sceneggiatore), Un americano a Roma è una brillante commedia che prende in giro l’inclinazione esterofila dell’Italia del dopoguerra. Il personaggio di Nando Moriconi è un bonaccione imbranato ma esilarante nella sua venerazione di tutto ciò che è “ammerecano”. Un Sordi irresistibile.

La grande guerra di Mario Monicelli (1959)

Questo film del grandissimo Monicelli è considerato uno dei migliori film italiani sulla guerra oltre che un grande capolavoro del cinema. Nominato all’Oscar come Miglior Film Straniero, La grande guerra ottenne un enorme successo anche all’estero, soprattutto grazie alle interpretazioni di Alberto Sordi e Vittorio Gassman, un duo capace di regalare momenti tragici e comici. Sordi interpreta Oreste Jacovacci, un soldato che con “italico coraggio” affronta la dura vita militare nella Prima Guerra Mondiale, in compagnia del milanese Giovanni Busacca. Monicelli con questo film riesce a smontare pezzo pezzo la retorica patriottica di quegli anni, raccontando la storia di due soldati che da inutili e vigliacchi combattenti finiranno per affrontare il nemico con orgoglio e “quasi” a testa alta. Uno dei film più sarcastici e coraggiosi mai girati sulla guerra, da recuperare assolutamente.

Una vita difficile di Dino Risi (1961)

Alberto Sordi dichiarò che quello di Silvio Magnozzi era in assoluto il personaggio a cui era più legato. Il motivo è che il ruolo interpretato in questo (fin troppo dimenticato) capolavoro del cinema italiano è piuttosto atipico per Sordi, da sempre maschera dei vizi dell’italiano medio. Stavolta quello di Silvio Magnozzi è un personaggio positivo, un ex partigiano, comunista e idealista che però alla fine della guerra si ritrova povero, abbandonato dalla moglie e costretto a fare i conti con la dura realtà. Dalla resistenza al boom economico, Sordi è superlativo nel raccontare la cocente delusione dell’idealismo di un uomo che sente di non appartenere più a quel mondo pieno di arrivisti e persone senza scrupoli. Un film amaro al limite tra il comico e il drammatico, che racconta con uno sguardo disilluso l’Italia del dopoguerra.

Il medico della mutua di Luigi Zampa (1968)

Altro film, altro grande mascalzone. Il dottor Guido Tersilli è un medico pronto a tutto per assicurarsi il maggior numero di mutuati possibili al fine di avere più soldi, arrivando a visite di cinque minuti l’una e finendo con un bel collasso da super lavoro. Un Albero Sordi arrivista e meschino, amatissimo dal pubblico, tanto da tornare anche in un sequel. Come I vitelloni, anche Il medico della mutua è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare.

Il marchese del Grillo di Mario Monicelli (1981)

Un altro film con il maestro Monicelli per Sordi, qui anche in veste di sceneggiatore. Quella dell’irascibile e ozioso marchese Onofrio del Grillo. È la maschera di Alberto Sordi più famosa e ricordata, anche solo per alcune iconiche battute, una su tutte «Ah me dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo!». Monicelli attraverso un personaggio della Roma papalina restituisce l’altra faccia della borghesia romana, quella meschina, colta e allo stesso tempo volgare, così crudele ma anche generosa. Non a caso Il marchese del Grillo è forse una delle pellicole più conosciute dell’Albertone nazionale, il trionfo di un’italianità arrogante e sorniona.

Alberto Sordi è una leggenda dalle mille facce, l’attore italiano che più di tutti ha saputo interpretare nel tempo il cambiamento, gli usi e costumi del cinema nostrano. Le sue commedie facevano ridere e allo stesso tempo lasciavano quell’amaro in bocca, perché i suoi personaggi erano sì buffi, ma sempre circondati da un alone di tristezza e miseria. Ora come ultimo augurio non ci resta che intonare un “Te c’hanno mai mannato…”

Serafina Pallante