ara pacis
30 Giugno 2017   •   Carolina Attanasio

L’ Ara com’era, la time machine in 3D dell’ Ara Pacis

«Viaggio in tre dimensioni nella storia dell’ Ara Pacis, una delle eredità meglio conservate dell’età augustea e primo esempio di tour in realtà aumentata del patrimonio culturale romano»

Arrivo all’ Ara Pacis (sito ufficiale) di sabato sera intorno alle nove, è ancora giorno, trenta gradi e duecento percento di umidità che viene su allegramente dal biondo Tevere, guardo all’ingresso del Museo come i cammelli guardano le oasi nel deserto, so che oltre la porta l’aria condizionata mi farà tornare la voglia di vivere. Approfitto del due per uno sul biglietto d’ingresso e porto con me mia nipote, quindici anni, a cui faccio da cicerone per un paio di giorni in città.

Per chi non lo sapesse, l’ Ara Pacis è un altare dedicato da Augusto nel 9 a.C.  alla Pax Romana ed è uno dei più importanti lasciti di quel gran bel periodo romano che è stata l’età augustea. Usata come cava di marmo nel Medioevo, venne recuperata pezzo per pezzo a partire dal 1500 e, dagli anni trenta del ‘900, rinchiusa nell’edificio in cui ancora si trova, una grande teca a protezione del monumento, arrivata al suo aspetto attuale dopo essere stata ristrutturata, nei primi anni del duemila, dall’architetto americano Richard Meier.

Da qualche mese a questa parte è possibile rivivere in tre dimensioni la storia e le caratteristiche peculiari dell’ Ara Pacis attraverso la mostra dal titolo L’Ara com’era, il primo intervento di valorizzazione in regime di realtà aumentata del patrimonio culturale di Roma.

Dunque dicevamo, arrivo, pago, entro, l’Ara Pacis sta lì tronfia della sua bellezza in mezzo a questa stanza che è come una bolla: subito ci vengono dati i visori AR e le relative cuffiette, breve storming per farci capire come funziona tutto e quali sono le tappe del percorso. Si inizia seduti davanti all’altare e si prosegue attraverso 9 punti, girando in senso orario intorno all’ Ara Pacis. Fingiamo un po’ tutti di aver capito e iniziamo la visione, l’apparecchio ci chiede di selezionare la lingua desiderata e puntare verso il primo step e poco ci manca che non mi senta proiettata in una sequenza de Il Gladiatore: la voce (fenomenale) di Luca Ward inizia il racconto sulla costruzione dell’altare e le sue funzioni, mentre una visione aerea ci prospetta il paesaggio dell’epoca, girando la testa possiamo averne una versione a 360° gradi (più tardi mi renderò conto di quanto siamo inquietanti coi visori in faccia mentre ci giriamo da una parte e dall’altra come alieni, ma questo è il futuro, baby). Nello schermo scorre la scena di un sacrificio animale, i protagonisti sono attori veri, sull’animale non posso garantire.

Fine prima parte, clessidra, il tempo di spostarci sul lato destro e inquadrare i personaggi raffigurati sui marmi e il Luca Nazionale torna a raccontarci i chi, i come, i perché, mentre la tecnologia fa il suo bravo lavoro ricomponendo i pezzi mancanti, così Enea riprende vita e colore (sì, i romani vivevano di colori e disgraziatamente non possiamo più ammirarli), così come Marte, sulla destra, insieme ai piccoli Romolo e Remo. Sul primo lato si trova il pannello peggio conservato, le teste dei personaggi sono state rifatte durante il Rinascimento e conservano poco dell’aspetto estetico tipico dell’epoca romana, si tratta di una processione secondo l’ordo sacerdotum, seguita da Lucio Cesare e sua madre Giulia (figlia di Augusto).

Il lato posteriore dell’ Ara Pacis ci regala una splendida immagine di Roma, raffigurata come una guerriera amazzonica, seduta trionfalmente su una catasta d’armi, subito sotto un pannello di fregi e intagli raffiguranti flora e fauna dell’epoca, che resi a colori hanno un effetto stupefacente, ricordano gli ornamenti di certe ceramiche che ancora oggi si lavorano. Di nuovo clessidra, prossimo step, Saturnia Tellus: una raggiante raffigurazione della mitica Età dell’oro, una grande figura matronale con due fanciulli e quantità di frutti a raffigurare l’abbondanza, simbolo dell’epoca di Augusto; naturalmente anche in questo caso la resa del 3D a colori ci restituisce uno spettacolo di gran lunga migliore del marmo visto dal vivo. Ultimo lato, zona sud: la famiglia imperiale al completo è anche la scena meglio conservata dell’ Ara Pacis, i personaggi si alternano seguendo l’ordine di successione al trono: Augusto, col capo velato come pontefice massimo, seguito dal corteo e dalla famiglia imperiale, da Agrippa fino al piccolo Gneo, futuro padre di quel disgraziato di Nerone.

Tra una tappa e l’altra tolgo i visori e ho quella leggera sensazione di vuoto spazio-temporale, un attimo prima colori e suoni di millemila anni fa e quello dopo altri alieni come me che si aggirano silenziosi intorno l’ Ara Pacis, sembra per un attimo di vivere epoche diverse. Sempre più mi rendo conto che non possiamo andare da nessuna parte se non sappiamo da dove veniamo.

 Mia nipote nel frattempo si aggira veloce tra le tappe, destreggia con disinvoltura tutta l’apparecchiatura come solo una nativa digitale può fare, l’ho trascinata con me sperando che non si annoiasse e alla fine la ritrovo ad aspettarmi all’ingresso, osservando i busti della dinastia augustea. Mi guarda con aria furba e mi fa «certo che Augusto era veramente un figo, mi piace». Intenditrice.

Il costo del biglietto è di 12 euro, vi consiglio di prenotare o comunque arrivare con un po’ di anticipo poiché i turni, tutti serali, prevedono un numero massimo di ingressi.

Carolina Attanasio