Alessandro Manfredini
12 Gennaio 2018   •   Anita Atzori

Alessandro Manfredini: il terremoto, la rinascita, il successo

«Alessandro Manfredini e la vita da scultore-modello. Intervista all’uomo barbuto più invidiato d’Italia»

Il 2017 è stato l’anno del web, quello dove se vuoi leggere una notizia non vai a comprare il giornale ma sfogli direttamente online le edizioni dei quotidiani più affermati; quello dove firmare una petizione e vincere una lotta diventa un gioco da ragazzi, così come conoscere gli idoli di sempre, così vicini da far sembrare tutto surreale. Il 2017 è stato anche l’anno della bellezza, delle tante showgirl diventate mamma o in attesa del bebè milionario. Oppure l’anno della condivisione, dove uno scatto, un tweet o un post possono cambiare le sorti di una coppia, di un lavoro e di una vita. Ma non solo: il 2017 è stato anche l’anno della rivincita, per chi, in fin dei conti, il web non l’ha mai preso troppo sul serio, ma nonostante ciò ne elogia i successi. Il 2017, in fin dei conti, è stato un po’ la vita di Alessandro Manfredini. A Roma i barber shop lo adorano e alcuni di loro hanno deciso di farne quasi un marchio di fabbrica, proponendolo come testimonial dei prodotti più in voga del momento. Solomon’s Beard, ad esempio, è uno dei brand di prodotti per la barba più conosciuti in Italia e all’estero, dove alcune campagne pubblicitarie vedono proprio come protagonista Alessandro Manfredini (profilo Instagram). Se siete amanti della barba non potete rinunciare alla qualità!

Se per tanti diventare famosi è sempre stato un sogno, per Alessandro Manfredini è la conferma che la vita non va mai presa troppo sul serio. Cinquantenne di origini modenesi, con la passione per l’arte e per la cucina, quest’uomo barbuto è la prova che dalle macerie si può rinascere. Macerie nel vero senso della parola se si pensa che il terremoto in Emilia del 2013 non solo ha spazzato via i sacrifici di una vita come la casa e gli averi, ma anche i sogni di un eterno bambino cresciuto tra buona musica e natura incontaminata. Alessandro Manfredini, figlio di Leonardo Manfredini, il famoso batterista dei Nomadi, di strada ne ha fatta in questi anni e noi di Snap Italy, colpiti da questa lunga barba bianca e dai tanti tatuaggi che sembrano più un quadro che un disegno su pelle, vogliamo raccontarvi tramite questa intervista chi è davvero il modello barbuto più richiesto del momento. Non un semplice alt-model (qui la nostra intervista a Fishball), ma un uomo con tante storie da raccontare, da modellare e da scolpire. Statue in continua evoluzione, deformazione ed enfasi per un risultato tutto da scoprire e soprattutto da ammirare.

Alessandro Manfredini, dalle macerie alla rinascita. Nel terremoto hai perso la casa, il laboratorio di scultura e tanti beni a te cari. Cosa ne è rimasto di tutto ciò?
Il casale assieme al laboratorio sono andati persi del tutto. Ora da circa un mese sono ritornato a casa, ovvero in ciò che abbiamo ricostruito sopra le vecchie mura grazie a dei finanziamenti dello Stato, e diciamo che finalmente posso dire di essere realmente “a casa mia” adesso.

Hai sempre fatto lo scultore, cosa ci racconti di questo fantastico ma impegnativo lavoro?
Sono uno scultore, è sempre stato il mio lavoro. Ora sto cercando di rimettere a posto il mio laboratorio anche se da più di dieci anni sono grafico per la Marazzi Group, un azienda modenese di ceramiche molto affermata. Poi da circa 5 anni è arrivata la moda nella mia vita e diciamo che per gioco mi diverto a fare il modello!

Giusto, Alessandro Manfredini è un modello super gettonato. Com’è nata questa seconda vita?
È nata quando una mia amica, mentre eravamo a lavoro, mi ha fatto una foto col cellulare. All’epoca tenevo i baffi con la cera, e una volta postata su instagram inaspettatamente i followers sono aumentati di ora in ora. Da là son stato contattato da alcuni brand di prodotti per la barba e da un fotografo londinese che tramite Project60 aveva fotografato 60 barbuti famosi nel mondo, quindi dal tatuatore inglese più noto, poi da Ricki Hall, che di sicuro non passa inosservato, e da tante altre persone che poi ho conosciuto e che hanno posato insieme a me sul set. Dopo la mia permanenza a Londra e la successiva pubblicazione della foto, infatti, sono rientrato in Italia e tutti i barber shop conoscevano questo Alessandro Manfredini. Dopo varie collaborazioni coi barber shop italiani il passo verso il mondo della moda è stato breve.

Dunque scultore e modello si alternano tra passerelle e marmi di qualità. Sarai sempre in viaggio?
Ma in realtà non accetto neanche tutte le proposte, sia per questioni pratiche ma anche perché in realtà il mio lavoro sarà sempre quello dello scultore. La mia azienda è consapevole di queste attività e se posso le faccio sempre durante i festivi o nei periodi di ferie. Recentemente ho posato per la pubblicità della Lavazza, che però non è uscita in Italia ma all’estero e di tanto in tanto collaboro con alcuni brand di abbigliamento per shooting e servizi fotografici di vario genere.

Hai pensato un giorno cosa ne sarà di tutto ciò? Tra cinque anni sarai uno scultore o un modello?
Scultore spero! (ride, ndr) Ti dico la verità, io tutto questo lo prendo come un gioco o meglio non troppo seriamente. So che questa bella favola, come del resto tutte le altre, ha un inizio e una fine, e anzi forse sono consapevole di non averla sfruttata al massimo.

Hai molti tatuaggi, li hai sempre avuti o sono nati nell’ultimo periodo?
No in realtà li ho sempre avuti, anche se alcuni li ho fatti di recente. Diciamo che negli ultimi anni il numero è cresciuto esponenzialmente. Ma sono tutte storie, storie di case comprate e crollate, relazioni che nascono e poi muoiono, e qualsiasi altra cosa che abbia segnato fortemente la mia vita.

Ma poi la classica giornata di Alessandro Manfredini com’è?
Mi alzo molto presto, vado a lavoro e durante la pausa pranzo vado in palestra. Dopodiché rientro in azienda e a fine lavoro sono nuovamente a casa. Adesso nella nuova casa ho anche molto terreno dunque capita di fare dei lavori in campagna, o di fare da mangiare per amici. Amo tantissimo cucinare quindi se posso li invito sempre e mi diletto tra i fornelli. Ormai le domeniche e il sabato casa Manfredini è un piccolo templio della cucina.

Hai dormito in roulotte dopo il terremoto, e alcuni dicono anche in tenda. Cosa ricordi di quel periodo?
I primi 3 mesi dopo il terremoto li ho trascorsi in tenda, dopo è arrivata la brutta stagione e sono dovuto andare in roulotte per circa 6 mesi. È stata molto dura per me, la depressione ha cominciato a farsi sentire e non mi vergogno a dire che molte volte speravo di non svegliarmi più. Avevo una stufetta e ricordo che la lasciavo accesa tutta la notte consapevole che avrei potuto rischiare grosso, ma in quel momento non mi importava più di nulla. Una mia amica, vedendomi in queste condizioni, mi ha costretto ad affittare una stanza e diciamo che dopo, lentamente, è arrivata la ripresa.

Sono stati momenti duri e forse anche il tuo carattere ne ha risentito, come è cambiato?
Assolutamente sì, prima mi facevo un sacco di problemi inutili e adesso invece me li lascio scivolare addosso, soprattutto quando so che i veri problemi sono altri. Il mio carattere ora è molto più forte ma anche più tollerante. Sono state esperienze che mi hanno cambiato quasi radicalmente.

Parliamo della tua famiglia. I tuoi genitori come hanno preso la notizia che il figlio fosse di punto in bianco un personaggio noto?
L’hanno presa bene, e ti dirò, mio fratello e i miei amici ci scherzano sopra. Mia madre è molto fiera, poi sai come tutte le mamme ne è orgogliosa a livelli impensabili, ma sanno anche che tutto ciò è da prendere con molta filosofia. Sicuramente se tutto questo fosse capitato a vent’anni mi sarei potuto montare la testa o l’avrei presa con un atteggiamento diverso. Ora posso dirti che prenderla in questo modo per me è la cosa migliore.

Hai qualche passione in particolare?
Amo la scultura e la pittura. Poi adoro cimentarmi in cucina e tenermi in forma. La palestra è una costante della mia vita, e ultimamente non potrei farne a meno considerando che quasi tutti i brand mi richiedono sempre foto a torso nudo o in costume da bagno. Anche se dipende dal lavoro, considerando che non sono un ragazzino e il 2 gennaio compio 50 anni, preferisco non ridicolizzarmi e fare solo ciò che un uomo della mia età può permettersi di fare.

Il sogno più grande di Alessandro Manfredini.
Mi piacerebbe vivere di sculture, ma anche aprire un ristorantino in casa. Ospitare le persone a casa mia offrendo una vera e propria cucina di qualità abbinata all’arte e alla musica. Essendo figlio d’arte non potrei mai tralasciare la musica. Ricordo ancora quando mio padre mi portava in giro in macchina a 15 anni con la sua band che all’epoca non si chiamava Nomadi ma I Monelli. Sono sempre bei momenti da ricordare questi.

Pregi e difetti del barbuto più apprezzato d’Italia.
Sono molto timido. Molti pensano che facendo questo lavoro potrei essere sfrontato o sfacciato, in realtà questo lavoro me lo sono ritrovato, non l’ho scelto e all’epoca dopo il terremoto è stato una salvezza perché non mi vergogno a dirlo, ma avevo davvero bisogno di soldi. Che poi è proprio a causa di questa timidezza che non accetto mai interviste o collaborazioni dove devo parlare o recitare. Quando ero più giovane ero anche tanto permaloso, col tempo ho cercato di migliore questo lato del mio carattere.

Hai mai sognato una famiglia e dei figli?
Non lo so. Non ci ho mai pensato o meglio ho sempre rimandato tutto e ti dico che ora vedendo tutta la faccenda del terremoto è stato un bene. Una famiglia è una cosa impegnativa e ritrovarmi a 50 anni senza averne una mia forse è un segnale, del resto ho dei bellissimi nipoti quindi va bene così. Poi la verità è che con questo mondo che stiamo vivendo ora mi sentirei anche in difficoltà a far crescere dei bambini.

Anita Atzori